Approvato il Dl Sicurezza, una delle pagine più buie della storia repubblicana

Il Dl Sicurezza e Immigrazione, approvato ieri al Senato, rappresenta un provvedimento discriminatorio e razzista. Ridimensiona fortemente, infatti,  sia il diritto d’asilo sia quello a un’accoglienza dignitosa.

La combinazione tra l’azzeramento del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie e l’introduzione dell’ipotesi di manifesta infondatezza produce una drastica riduzione, se non una vera e propria cancellazione di questo diritto.

Si consolida l’identificazione tra irregolari – i ‘clandestini’ –  e  chiunque arrivi in Italia e in Europa in cerca di protezione.

Si tratta di un vero e proprio manifesto culturale funzionale alla propaganda di matrice leghista, un manifesto intriso di cattiveria e che rappresenta un veleno micidiale per la nostra società.

Un testo palesemente anticostituzionale in molte sue parti,  ma evidentemente il governo è più interessato agli effetti comunicativi e propagandistici che alla correttezza costituzionale.

La richiesta d’asilo verrà sottoposta a  una procedura accelerata e senza garanzie. Una nuova  procedura che introduce, tra l’altro,  la lista dei Paesi Terzi sicuri, cioè quei Paesi che, in cambio di soldi, accetteranno di riprendersi i richiedenti asilo, anche in assenza delle garanzie democratiche, come già avviene con la Turchia di Erdogan, e con il Sudan di Al Bashir.

La cancellazione del titolo di soggiorno per ragioni umanitarie produrrà sul territorio sofferenza, disagio, irregolarità e conflitti. Molti percorsi di inclusione e integrazione sociale e lavorativa verranno interrotti e molti stranieri verranno ricacciati nell’area dell’irregolarità. Ne trarranno certamente vantaggio coloro che sfruttano il lavoro nero dei migranti, che avranno un bacino più ampio di persone ricattabili, senza diritti e invisibili.

L’accoglienza dei richiedenti asilo, ossia di persone che in grandissima parte hanno subito torture e violenze, viene relegata dentro la logica del confinamento/contenimento attraverso i ‘campi’: grandi strutture private senza nessun rapporto con le comunità locali e l’amministrazione pubblica, con un approccio totalmente assistenziale (alla faccia dei profughi che sfruttano la ‘generosità italiana’) e con regole che attraggono soggetti profit, senza alcuna attenzione al benessere delle persone e all’inserimento nel territorio.

Un simile  provvedimento verrà certamente censurato in molte sue parti dalla Corte Costituzionale, quando vi arriverà,  e otterrà esattamente  l’effetto opposto a quello dichiarato. Intanto però il Ministro della Propaganda raggiunge il suo scopo: la costruzione del capro espiatorio. Le persone di origine straniera, qualunque sia la loro condizione giuridica, vengono additate come colpevoli dei mali che affliggono il Paese per il solo fatto di esistere, a prescindere dai comportamenti concreti.

Come Arci moltiplicheremo i nostri sforzi  per contrastare questo imbarbarimento culturale e politico. Continueremo a organizzare occasioni di dibattito e di mobilitazione sui territori perché in gioco c’è la civiltà del nostro paese.