Codice del Terzo Settore

Si apre ora una lunga fase di transizione che ne determinerà il segno

 

 

E’ in vigore da oggi il Codice del Terzo Settore, pubblicato in Gazzetta Ufficiale: oltre 100 gli articoli presenti nel decreto collegato alla riforma del Terzo Settore, che introduce una serie di novità.

Di sicuro affronteremo nei prossimi periodi una fase di transizione, nonostante si sia iniziato a parlare di riforma del Terzo Settore già nel 2014 con l’obiettivo di riformare un settore molto ampio che secondo l’Istat incide per il 3,4% sul Pil ed è composto da oltre 300mila organizzazioni.

La nostra storia di associazione di promozione sociale è contenuta in soli due articoli (35-36) in cui vengono disciplinate le A.P.S. (Associazioni di Promozione Sociale) e questo poco spazio corrisponde forse ad una mancata piena valorizzazione di una colonna storica del terzo settore italiano.  Uno dei temi centrali del Codice è il Registro unico del Terzo Settore (articoli dal 45 al 54) che finalmente va a cancellare la miriade di registri esistenti.

Di certo i tempi di attuazione non saranno brevi e, dopo che il Ministero avrà decretato la procedura d’iscrizione (si è dato tempo un anno) vi saranno 6 mesi a disposizione delle regioni e delle provincie autonome per disciplinare a loro volta le modalità di iscrizione/cancellazione, con la speranza che queste modalità siano il più possibili omogenee. Altri aspetti del Codice sono altrettanto centrali per la vita associativa: dal consiglio del terzo settore ai centri di servizio, dai titoli di solidarietà al social lending, per non parlare della parte dedicata al regime fiscale.

Insomma tanto lavoro e apprendimento da fare, alcuni temi sicuramente da correggere e migliorare; di certo, grazie ad un importante attivismo della nostra associazione a tutti i livelli, delle A.P.S. nazionali e del Forum del Terzo Settore, si è riuscito quantomeno a tutelare la dimensione mutualistica e partecipativa dell’associazionismo popolare.

Auspichiamo che adesso venga riconosciuto il nostro ruolo di risorsa per la democrazia nel paese.

Da un lato dobbiamo senza dubbio cogliere delle opportunità, dall’altro dobbiamo fare un lavoro utile a far pesare di più culturalmente e politicamente l’impatto sociale dei nostri numerosissimi circoli e delle loro attività. Si apre oggi un lungo percorso di transizione che ci consentirà di giudicare davvero come questa riforma sia servita a sviluppare o meno il Terzo Settore.

Roma, 3 agosto 2017