Dietro le vicende Sea Watch e Sea Eye solo bugie e cinismo

Per diciannove giorni 49 persone, tra queste anche dei bambini, sono state ostaggi in alto mare della propaganda leghista e del conflitto tra governi europei. Ostaggi dell’UE che ha oramai perso qualsiasi dignità e procede senza esitazioni verso il baratro nel quale la stanno spingendo le destre xenofobe e sovraniste, dopo che le banche e il mondo della finanza le hanno aperto la strada. Si può gioire della conclusione di questa terribile vicenda?

Sì, perché vedere le immagini e le reazioni delle persone che vengono informate che la tortura è finita, fa prevalere la felicità sulla rabbia di fronte all’ingiustizia e al razzismo di Stato: abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo nell’apprendere della liberazione di quelle persone sequestrate da governi inetti e cinici. Per paradosso i principali responsabili di questa vicenda, Italia e UE, non saranno mai perseguiti, perché non avevano alcun legame diretto con quella vicenda. Forse i giuristi riusciranno a trovare un modo per risalire ai veri mandanti di questo scempio.

La piccola isola di Malta non può essere considerata responsabile al pari dell’Italia. Il nostro Ministro dell’Interno continua a raccontare agli italiani che noi abbiamo già dato e che adesso tocca agli altri.

Nulla di più falso. L’Italia è uno degli ultimi Paesi nell’UE ad accogliere richiedenti asilo e rifugiati. E l’UE è la regione del mondo dove l’arrivo di persone in cerca di protezione è tra i più bassi dell’intero pianeta. Se si guarda al numero di richieste d’asilo negli ultimi 10 anni (2008 – 2017) si vede che è la Germania il Paese dell’UE che si fa più carico dell’accoglienza di richiedenti asilo (su 5,1 milioni di richieste d’asilo in 10 anni in tutta l’UE, la Germania ne ha accolte 1,85 milioni e l’Italia 535 mila, meno della Francia, 544 mila e poco più della Svezia, 477 mila, che è molto più piccola dell’Italia).

Sempre la Germania, nel 2017, è l’unico Paese dell’UE a stare nella graduatoria dei primi 10 paesi che accolgono nel mondo (al secondo posto dopo la Turchia). La quasi totalità dei 68,5 milioni di persone che fuggono dalle loro case, una vera emergenza umanitaria, rimane nelle regioni prossime a quelle di provenienza. La chiusura, peraltro finta e illegittima, dei porti, viene giustificata nella comunicazione pubblica con una grossa bugia che, ripetuta da tutti, senza contraddittorio, più volte al giorno, diventa verità.

L’assenza del nostro intervento per la ricerca e salvataggio di natanti in pericolo si giustifica a sua volta con un’altra grande bugia: l’invenzione della SAR libica. Questa, di fatto, non esiste ed è stata certificata dall’IMO (International Maritime Organization) su pressione dell’Italia e dell’UE, per giustificare i respingimenti in alto mare operati dalla cosiddetta guardia costiera libica, per conto dell’Italia, peraltro a spese e con strumenti e nostri.

L’Italia, quando interpellata per intervenire su un rischio di naufragio, chiama i libici, ossia una delle tante milizie che controllano il territorio, e manda loro a fare il lavoro sporco. Che consiste nel rintracciare le navi piene di persone in fuga e riportarle nelle mani dei loro carcerieri.

Questo è quello che c’è dietro la vicenda della Sea Watch e della Sea Eye.

Uno scontro che vede da un lato l’egemonia di una destra xenofoba e razzista che sta conquistando sempre più consenso in Europa a partire da questo terreno e dall’altra le forze democratiche che la rincorrono senza alcuna idea e l’assenza della sinistra politica.

Ora è necessario reagire: sono in gioco le stesse fondamenta della democrazia. Bisogna costruire un’ampia risposta sociale e culturale, oltre che politica, all’altezza della sfida che ci attende nei prossimi tempi.

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