Il caso Regeni prima, ora lo studente dell’Università di Bologna Patrick Zaky, pongono una domanda di fondo sul nostro Paese: qual è il peso e la considerazione internazionale rispetto ai dossier più complicati? A quanto pare poco, per usare un eufemismo.
Al netto delle dinamiche e dei riti della diplomazia, ma un Paese che subisce quanto è accaduto al nostro Giulio, giovane cittadino del mondo, studioso, a cui hanno rubato una vita che doveva essere vissuta, è indegno, tanto più se si rivendica un ruolo importante sullo scacchiere internazionale. Ma se Giulio fosse stato francese, tedesco o americano, è immaginabile lo stesso trattamento? A voi la risposta.
L’insussistenza dell’Italia con l’Egitto si sta ripetendo con il caso di Patrick. Patrick è sì cittadino egiziano, ma apparteneva alla comunità degli studenti della prestigiosa Alma Mater di Bologna, un altro giovane studioso, appassionato delle tematiche di genere e sostenitore dei diritti umani, tutte caratteristiche che lo hanno reso un soggetto pericoloso per il Regime di al-Sisi, tanto da arrestarlo e torturarlo. L’Italia, l’Europa non possono accettare che un Paese con cui intrattengono numerosi scambi politici ed economici agisca da Regime del terrore con arresti arbitrari e torture, in palese violazione dei diritti umani.
La nostra politica, intesa come il Governo del Paese, può rifugiarsi solo nel realismo della ‘ragion di Stato’? C’è qualcos’altro che rende le nostre istanze così ininfluenti?
Intanto la società civile, l’Arci insieme a tanti altri soggetti che si ribellano a tutto questo, ancora una volta, si mobilitano e continueranno a chiedere verità e giustizia per Giulio e libertà per Patrick.