Hotspot: un sistema fuorilegge

Dieci proposte per garantire il rispetto del diritto d’asilo e dei diritti delle persone  migranti  

Gli hotspot, a partire dal 2015, rappresentano il meccanismo di gestione dei flussi migratori in arrivo in Italia e in Grecia. In questi tre anni di attività non è stata emanata una legge  organica che ne definisca i caratteri e le procedure svolte all’interno. Le prassi di funzionamento degli hotspot italiani, in assenza di una specifica norma, sono descritte nelle Procedure operative standard (SOP): un documento privo di forza di legge, che costituisce l’unico riferimento per quanto riguarda il funzionamento degli hotspot.

La carenza di una legislazione di riferimento risulta ancor più problematica alla luce dei riscontri fattuali presentati da organizzazioni nazionali e internazionali attive nella tutela dei diritti umani. L’applicazione dell’approccio hotspot ha prodotto, come rilevato da autorevoli osservatori, una una crisi generalizzata del diritto d’asilo in Italia e in Europa, ledendo i diritti di un numero considerevole di cittadini stranieri, configurando anche forme illegittime di trattenimento, in violazione delle garanzie poste dall’articolo 13 della Costituzione a tutela dell’inviolabilità della libertà personale. Le SOP costituiscono, a tutti gli effetti, lo strumento applicativo di questo cambio di paradigma.

Dalla lettura della Comunicazione della Commissione Europea contenente la Relazione sullo stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione del 16 maggio 2018 si apprende che “È in corso un processo di revisione delle procedure operative standard dei punti di crisi”. Si tratta potenzialmente di un’opportunità rilevante: le SOP attualmente in vigore, infatti, hanno permesso la configurazione di numerose violazioni.

La revisione può essere un’occasione per definire procedure e standard di protezione in linea con le esigenze di tutela e coerenti con la normativa italiana e comunitaria. Per tale ragioni le organizzazioni firmatarie si rivolgono alle autorità e alle organizzazioni che hanno partecipato alla stesura delle SOP attualmente in vigore: il Ministero dell’Interno, Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, con il contributo della Commissione Europea, di Frontex, Europol, EASO, UNHCR e IOM.

Il documento allegato  è redatto per porre in evidenza:

  1. in che termini alcune previsioni contenute nelle SOP attualmente in vigore violano la normativa vigente
  2. in che termini alcune previsioni contenute nelle SOP sono state disattese nell’ambito dell’applicazione dell’approccio hotspot.
  3. un elenco di dieci punti che, dal punto di vista dei firmatari del documento, i redattori della revisione delle SOP dovrebbero prendere in considerazione al fine di predisporre procedure in linea con la normativa vigente e con la necessità di tutela dei cittadini stranieri.

Le dieci proposte puntano a tutelare i cittadini stranieri che transitano per gli hotspot per ciò che attiene l’inviolabilità della libertà personale, l’accesso al diritto di asilo, la tutela da forme di respingimento di natura collettiva, i diritti dei minori non accompagnati. Il processo di revisione delle SOP può essere, più in generale, un’occasione per rimettere al centro dell’agenda pubblica il tema del rispetto dei diritti all’interno dell’approccio hotspot.

I firmatari: CILD, ActionAid, IndieWatch, Asgi, Cledu, Arci

 

 

documento hotspot
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