Il 10 maggio torna ‘No Rogo’

Il 10 maggio ricorre l’anniversario del rogo dei libri non graditi alla folle ideologia nazista nell’Opernplatz di Berlino. Un atto simbolico e materiale di annientamento di culture

No-Rogo.jpgIl tema dell’accesso alla cultura e della cultura in genere non è stato affatto al centro del dibattito pubblico che si è sviluppato nella recente tornata elettorale per le elezioni politiche, anzi probabilmente non lo ha attraversato nemmeno in modo periferico.

L’esito del voto, poi, fotografa ancora di più come il tema in questione sia particolarmente lontano dal sentire comune e questo non può che interrogare profondamente l’Arci che rischia di vedere la propria idea di mondo scollarsi fortemente dal contesto.

Non significa qui mettere in discussione i propri principi e valori, ma di compiere uno sforzo più grande per rendere maggiormente efficaci le proprie prassi. Perché se giustamente crediamo che una principale risposta allo stato delle cose passi dalla cultura, dalle possibilità di accesso alle opportunità che questa mette in campo, dalle occasioni formative o auto-formative, dobbiamo cercare di rendere ancora più coincidenti tali valori con le prassi che mettiamo in campo.

La prima cosa da fare è probabilmente quella di insistere e perfezionare sempre più la nostra attività di promozione culturale, posto che crediamo che è attraverso questa che possono essere messe in campo le trasformazioni per il conseguimento della nostra visione.

Perciò con ostinazione e maggior intensità riproponiamo alle nostre basi associative e alle persone con le quali riusciamo a venire in contatto di impegnarsi in No Rogo.

Come ogni anno il 10 maggio ricorre l’anniversario del rogo dei libri non graditi alla folle ideologia nazista nell’Opernplatz di Berlino.

Era il 1933 e di certo quello rappresenta un atto simbolico e materiale di annientamento di culture, quale premessa di ciò che da lì a poco sarebbe stato: l’annientamento e la sottomissione di altri popoli per la conquista del mondo.

Come ogni anno maggio è il mese dei libri (www.ilmaggiodeilibri.it) e quindi anche della lettura. E come ogni anno l’Arci promuove per la data del 10 maggio No Rogo.

Vogliamo che questa data sia l’occasione per molteplici iniziative per la promozione della lettura e che sotto questo titolo possa essere promosso un appuntamento nazionale: momenti di letture collettive in piazza, in biblioteca, sugli autobus accompagnate da presentazioni, dibattiti e animazioni che si terranno in contemporanea.

Vogliamo che questo appuntamento possa essere l’occasione per stabilire relazioni con gli Enti Locali per sottolineare come le biblioteche, soprattutto quelle civiche gestite dai comuni, rappresentino un formidabile veicolo universale e plurale di cultura, l’unico oggi in grado di offrirla alle persone al di fuori delle leggi di mercato. In esse non ci sono monopoli editoriali che tengano, troviamo di tutto e di più.

L’accesso al prestito e alla consultazione in forma gratuita di testi, giornali, fumetti è da considerarsi la porta principale da cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È la via d’accesso primaria all’integrazione tra culture e condizioni sociali differenti, è democratica, è orizzontale, è insomma davvero per tutti.

È la via maestra da percorrere per approfondire, comprendere, crescere ed emanciparsi in autonomia.

Le oltre 6.000 biblioteche civiche italiane oggi presentano molte criticità che vogliamo evidenziare e che l’impegno dell’Arci potrà portare all’attenzione dei più e soprattutto dei decisori politici:

– la drastica diminuzione delle risorse e del personale;

– la chiusura di centinaia di biblioteche di quartiere (380 secondo il Cepell);

– la disparità della situazione tra Nord e Mezzogiorno per numero di strutture, qualità dei locali e dei servizi, orari di apertura, capacità di aggiornare patrimonio librario e offerte culturali, presenza del wi-fi (un terzo delle biblioteche italiane non ha un sito web e un indirizzo email per comunicare col pubblico);

– la sostanziale diversità di trattamento pubblico tra il sostegno ai grandi Archivi e a quello alle biblioteche civiche periferiche, lasciate perlopiù alla sensibilità (e alle risicate risorse) degli amministratori locali, dell’associazionismo e del volontariato.