Il giusto prezzo, il consumo critico per l’ambiente e la salute

Il giusto prezzo di ciò che viene prodotto in agricoltura serve a garantire rispetto per l’ambiente, la salute dei consumatori e i diritti sociali. Serve a impedire lo sfruttamento e le strozzature di un mercato che, altrimenti, rischia di vedere soccombere l’agricoltura di qualità e di chi non sceglie forzature.
Un tema che non si può ignorare quando parliamo di ambiente e sviluppo sostenibile.
Dobbiamo iniziare a pensare che il prezzo in agricoltura non può essere l’unico indicatore di scelta. Sul campo, un chilo di pomodori da passata viene pagato 8 centesimi di euro se proviene da agricoltura che fa uso di chimica di sintesi. Nel biologico certificato per lo stesso prodotto vengono riconosciuti 13 centesimi. Nel canale di distribuzione specializzato nel bio vengono pagati 33 centesimi, arrivando a moltiplicare per quattro il prezzo riconosciuto all’agricoltore convenzionale. Grandi differenze anche per l’altro componente della dieta mediterranea, la pasta. Il prezzo del grano duro va dai 20 centesimi pagati a chi coltiva i campi convenzionali ai 47 centesimi per il biologico specializzato. E così su molti altri prodotti della nostra tavola.
Con il prezzo che viene riconosciuto all’agricoltura convenzionale è difficile pensare – ad essere buoni – che si possa ripagare adeguatamente un’attività di cura dei suoli e dell’ambiente nonché il costo del lavoro. Il caporalato esiste per ragioni commerciali ben note, dove vengono strozzati i costi lì dove sono comprimibili: sulla forza lavoro. Il risultato è che il prezzo risulta essere ingiusto per gli agricoltori e per i consumatori i quali pagano meno nell’immediato, ma rischiano di perdere in termini di qualità del cibo, dell’ambiente e della salute. Se si hanno a cuore i diritti dei lavoratori, l’ambiente e la qualità del prodotto non si può ignorare il tema del giusto prezzo.
È necessario un patto di trasparenza con la filiera produttiva. Rendere evidente dove e come si produce può contribuire a creare un patto tra rete commerciale e consumatore. Riconoscere il giusto prezzo agli agricoltori vede il commerciante come attore indispensabile, ma la sua azione non potrà essere efficace e duratura, se appunto non sostenuta dai consumatori.