Il Governo firma un brutto trattato commerciale con il Vietnam

Al Circo Massimo, davanti a centinaia di agricoltori e consumatori convocati da Coldiretti, i due vicepremier Salvini e Di Maio avevano assicurato che di trattati di liberalizzazione commerciale che mettevano in crisi la produzione e la qualità italiane non si sarebbe più parlato.  La voce di Salvini si può ascoltare al minuto 3.08 del video realizzato da Coldiretti, quella di Di Maio, che ribadisce la sua contrarietà al CETA, al minuto 3.11. Da allora non ne hanno più parlato, ma zitti zitti non soltanto hanno dato il via libera italiano ai trattati di libero scambio tra Unione europea e Giappone (JEFTA), a quello tra Unione europea e Singapore, ma hanno alzato le mani di fronte agli scambi tra Ue e Vietnam (Evfta), la cui produzione risicola eccedente ha messo in ginocchio la produzione italiana, un tempo principale esportatrice europea del cereale.

Il trattato con il Vietnam lo abbiamo analizzato nei dettagli nel recente rapporto I brutti fratelli del CETA, dimostrando che presenta un impianto del tutto comparabile agli accordi più noti e già largamente contestati da movimenti, associazioni e sindacati in tutta Europa. Non solo: il negoziato, avviato nel 2012 e chiuso nel 2016, si è svolto senza alcuna trasparenza. Il mandato della Commissione europea a trattare non è stato reso pubblico, durante il processo non sono stati coinvolti i Parlamenti degli Stati membri né la società civile, né sono stati resi pubblici in alcun modo i documenti scambiati dalle parti per quattro anni. Oggi sappiamo che non è stata fatta alcuna valutazione di impatto sui diritti umani, anche se il Vietnam è un paese che reprime con violenza il dissenso politico. Sappiamo anche che la nostra agricoltura è stata sacrificata per ottenere concessioni nel settore automobilistico, tessile e farmaceutico: solo 38 prodotti tipici italiani a denominazione protetta sono parzialmente protetti dalle copie a basso costo, tre in meno rispetto al CETA. Il tutto nel mare di falsi e cuore della contraffazione che è il mercato Asiatico.

Non possiamo che dirci preoccupati e inquieti visto che anche del CETA, che doveva essere bocciato alla riapertura dei lavori parlamentari, secondo gli impegni assunti da Lega e M5S con la Campagna #NOCETA #NonTratto, non si parla più.

Il Ministero dello Sviluppo Economico sta agendo senza trasparenza nei confronti degli elettori e della società civile. Invece di rispettare gli impegni elettorali, si è azzerato il cammino comune fatto con molti parlamentari e esperti dentro e fuori l’attuale maggioranza, dichiarando di dover valutare l’opportunità degli accordi di libero scambio attraverso una Task Force di esperti, creata in piena estate in tutta fretta dopo le contrarietà diffuse scatenate dal via libera al JEFTA. Una task force che non è stata mai più convocata da allora e  il cui ruolo – pur dichiarato – è stato aggirato con decisioni semi-segrete su Giappone, Singapore, e il pessimo Evfta, che vanno in controtendenza rispetto alle promesse pubbliche. È  lettera morta anche il ‘contratto di governo’, nel quale si legge che: «Per quanto concerne Ceta, MESChina, TTIP e trattati di medesimo tenore si ha l’intenzione di opporsi in quanto determinano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre ad una lesione della concorrenza virtuosa a scapito della sostenibilità del mercato interno».

Dopo oltre cinque anni di controinformazione e mobilitazione contro i trattati tossici, non resteremo a guardare: in vista delle elezioni europee torneremo presto a chiedere all’attuale Governo, alle forze che lo sostengono e alle forze che si candidano a batterle nella corsa verso Bruxelles, di bocciare il CETA prima delle consultazioni elettorali fermando, nel frattempo, l’iter di tutti i trattati tossici assumendosi l’impegno di un cambio di struttura e priorità dei trattati commerciali, a protezione di una produzione, un commercio e dei consumi subordinati alla lotta ai cambiamenti climatici e al rispetto dei diritti umani.

Tutti gli aggiornamenti su www.stop-ttip-italia.net