La Corte Costituzionale ha preso una decisione che ha qualcosa di storico, tanto più in un paese come l’Italia. Con parole chiare, senza tecnicismi giuridici, ha affermato un principio di laicità. La Consulta, nei termini che le sono propri, afferma con la più lungimirante delle interpretazioni il principio costituzionale, precisando le rigorose condizioni di ritenere «non punibile» chi assiste una persona che abbia maturato «autonomamente e liberamente» l’intenzione di togliersi la vita.
Quindi possiamo dire che si è fatto un passo avanti importante nella libertà e nella laicità dello Stato.
Ci sono condizioni molto drammatiche, faticose per chi le vive e per le persone che assistono, dove è giusto che si possa scegliere di porre fine a sofferenze se la propria volontà ha espresso questa intenzione. Sono diritti solo per chi vorrà esercitarli, per chi – per i vari motivi – preferirà percorrere altri percorsi sarà libero di farlo. La dignità, l’identità del malato, non può essere annientata alle volontà di altri. Certo sono condizioni estreme, la cui valutazione deve essere molto approfondita. Nessun automatismo o leggerezza.
La Consulta ha detto cose chiare, compreso il richiamo al legislatore – di nuovo – che su materie ritenute ‘sensibili’ latita sempre o sfugge dalle proprie prerogative. Vediamo se anche questa volta, per opportunismo, eviterà la responsabilità più importante della politica.
Come abbiamo fatto in passato, insieme a tante altre associazioni, chiederemo al Parlamento di assumersi questa responsabilità e di approvare una legge.
Merito di questa decisione va senz’altro a Marco Cappato, Filomena Gallo e l’associazione Luca Coscioni, grazie alla loro tenacia e passione che oggi possiamo dire di essere un Paese migliore e più laico.