La frontiera è un buon affare

Migranti: l'inchiesta di Altreconomia sugli appalti del ministero dell’Interno italiano per fermare i flussi dall’Africa

Mercoledì 6 febbraio, ore 17

Arci Malafronte  Via dei Monti di Pietralata, 16, Roma

Dalla Tunisia alla Libia, dal Niger all’Egitto: così lo Stato italiano finanzia imbarcazioni, veicoli, formazione a suon di appalti pubblici.

Mercoledì 6 febbraio, alle 17, presso la sede Arci di via dei Monti di Pietralata 16 a Roma, Giulia Crescini – avvocato dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione-, Filippo Miraglia -responsabile immigrazione di ARCI -, Sara Prestianni – coordinatrice del progetto #externalisationpolicieswatch – e Duccio Facchini -giornalista di Altreconomia -, faranno il punto sugli appalti  della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere, insediata presso il ministero dell’Interno e più in generale dei fondi europei ed italiani stanzianti per implementare le politiche di esternalizzazione del controllo delle frontiere in Africa.

Un’iniziativa per parlare di una vera e propria strategia che ha uno dei suoi punti d’origine in un piccolo comune del Veneto, in provincia di Rovigo, affacciato sul Canal Bianco – dove ha sede una delle principale aziende specializzate in cantieristica navale militare e paramilitare –  e arriva a toccare Tripoli, Niamey o Il Cairo.

Il filo rosso che lega gli affidamenti milionari è uno solo: fermare il flusso di persone dirette in Italia e in Europa. Anche utilizzando fondi destinati alla cooperazione e senza alcun vaglio parlamentare.

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