La Marcia della Tavola Sarda della Pace

Pubblichiamo stralci dell'appello

In Europa e nel nostro Paese una parte della società, invece che aprirsi al diverso, assume un atteggiamento difensivo, frenando i processi di integrazione, mantenendo le disuguaglianze, riproponendo muri e barriere. Si consolida l’idea dello straniero – nemico, che avrebbe la responsabilità di molti dei mali che affliggono la nostra comunità e quella europea e da cui bisognerebbe difendersi con ogni mezzo, alimentando fenomeni di razzismo e violenza. Vengono compressi diritti umani fondamentali e militarizzati i rapporti internazionali.

La difesa degli interessi di parte primeggia sugli interessi di tutti; si criminalizza la solidarietà. Si rafforza un approccio ai problemi di tipo militare: negli ultimi dieci anni le spese mondiali per armamenti sono aumentate del 70%. Anche l’Italia si dota di nuovi sistemi d’arma d’attacco, non partecipa ai negoziati dell’ONU che hanno portato al bando delle armi nucleari, esporta armamenti nei paesi dell’area ‘calda’ del Nord Africa e del Medio Oriente. I nostri governi non rispettano la legge 185/90, autorizzando l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita, che le usa nella guerra yemenita.

E l’irrisolta questione palestinese rappresenta un macigno sulla via della giustizia internazionale senza la quale non può esistere un mondo di pace. I recenti episodi – come la chiusura dei porti alle navi delle ONG che salvavano vite nel Mediterraneo, l’incontro tra Salvini e Orban a Milano, il funerale fascista a Sassari, l’imperversare nei media e sui social di un linguaggio che incita all’odio e alla violenza, che si è più volte concretizzata ai danni di migranti – hanno suscitato una forte reazione di dissenso, dimostrando che c’è una società aperta e solidale, disponibile all’accoglienza, pronta a manifestare democraticamente per riaffermare che non ci sta. In Sardegna continua una crisi che richiederebbe un serio e condiviso piano di sviluppo. Inoltre, non si è ancora risolta la questione delle basi e dei poligoni militari. Vogliamo che la Sardegna possa scegliere il proprio modello di sviluppo, pacifico e rispettoso dei diritti dell’uomo e dell’ambiente; vogliamo che la nostra sia una terra di accoglienza in un Mediterraneo di pace. Anche quest’anno il 21 ottobre marceremo tra Gesturi e Laconi per ribadire il nostro impegno per lo sviluppo della Sardegna nel segno della pace e della solidarietà.