L’Iniziativa dei Cittadini Europei ‘Welcoming Europe. Per un’Europa che accoglie’

Di fronte ai fallimenti e alle enormi difficoltà dei governi nazionali nella gestione dei flussi migratori, i cittadini europei credono in un’Europa che accoglie e chiedono alla Commissione europea di agire.

L’Iniziativa dei cittadini Europei (ICE) è uno strumento di democrazia partecipativa con cui si invita la Commissione europea a presentare un atto legislativo in materie di competenza Ue. L’ICE Welcoming Europe. Per un’Europa che accoglie si articola in tre punti:

salvare vite non è reato: vogliamo decriminalizzare la solidarietà.

Si propone di riformare la direttiva c.d. ‘facilitazioni’ 2002/90/CE – che definisce il favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali – per impedire la criminalizzazione di atti umanitari da parte di volontari e attivisti nei confronti dei migranti come sempre più spesso accade;

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liberi di accogliere i rifugiati: vogliamo creare passaggi sicuri e ampliare i programmi di sponsorship privata rivolti a rifugiati. Si propone di modificare il regolamento n. 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce il FAMI (Fondo Asilo, migrazione e integrazione), per incrementare i fondi, modificare il sistema di finanziamento e allargare ad attori della società civile la possibilità di fare da sponsor per l’ingresso in Europa di rifugiati;

i diritti umani sono inviolabili:  vogliamo proteggere le vittime di abusi e rafforzare i meccanismi di tutela e di denuncia nel caso di abusi, sfruttamento e violazioni dei diritti umani, in particolare nella gestione delle frontiere esterne. Vogliamo garantire l’introduzione di canali di accesso per lavoro. Si propone di implementare le misure già previste per garantire alle vittime di abusi, violenze, sfruttamento, al di là del loro status, accesso alla giustizia e una tutela effettiva e meccanismi accessibili ed efficaci di denuncia e ricorso.

In particolare, nel caso di abusi da parte della Guardia di frontiera e costiera europea, dal personale degli stati membri o di paesi terzi coinvolti nelle operazioni ai confini esterni, per una gestione finalmente comune delle frontiere nel rispetto dei diritti umani. Si chiede inoltre di portare a compimento l’introduzione di canali di accesso per lavoro, anche non qualificato, a livello europeo.