L’Italia firmi il Global Compact

L'appello presentato da personalità del mondo della cultura e della politica, tra cui la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci

L’11 dicembre, a Marrakech, 164 Paesi hanno approvato il Global Compact, un testo comune sulle migrazioni, conseguente alla dichiarazione di principio adottata all’unanimità dallAssemblea Generale dellONU il 19 settembre 2016.

Due anni fa tutti i 193 Stati membri riconobbero la necessità di un approccio globale alla mobilità umana, per salvare le vite, proteggere le persone, tutelare i diritti umani. Sono seguite ampie consultazione che hanno prodotto la bozza finale del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

Il 19 dicembre si pronuncerà di nuovo l’Assemblea Nazionale dell’Onu, con una risoluzione finale. Dal 2019 il Global Compact sarà un accordo in vigore fra tutti gli Stati. Non si tratta di un patto giuridicamente vincolante, ma la sua adozione può mettere le basi per arrivare a un governo più ordinato, regolare, sicuro delle migrazioni, contrastando trafficanti e criminali, ponendo regole chiare e giuste, assicurando sicurezza, rispondendo a legittime preoccupazioni e paure, garantendo dignità e diritti, favorendo processi di inclusione.

A Marrakech, il governo italiano non ha votato il Global Compact dichiarando di voler attendere un voto del Parlamento. Il voto però poteva e doveva avvenire prima dell’incontro (come accaduto altrove): è stato un grave errore del Presidente del Consiglio e del Governo non chiedere un pronunciamento delle Camere fra luglio e dicembre, quando il testo definitivo era già pronto.

Il Global Compact è importante perché implica e suggerisce un cambio di prospettiva. In linea di massima la figura di chi emigra fuggendo dal proprio Paese non dovrebbe esistere. Sarebbe cioè compito della comunità internazionale prevenire le migrazioni forzate, sia quelle politiche (conseguenza di discriminazioni e guerre), sia quelle ambientali (per effetto degli eventi climatici e geomorfologici), garantendo ad ogni singolo essere umano il diritto di restare, con la propria identità, nel luogo dove è nato e sente in profondità le sue radici e, solo laddove questo non fosse possibile, affidarsi allasilo di un altro Paese.

Daltro canto, chi emigra con qualche grado di libertà può essere messo alla prova di immigrare altrove, sarebbe cioè vantaggioso per la comunità internazionale e per i singoli Stati informare il migrante sulle norme e sulle culture nelle quali va a inserirsi e sulle opportunità reali del mercato del lavoro regolare in quei paesi. Allinterno di una comunità, se non ci sono costrizioni esterne o interne (o sono irrilevanti socialmente), emigra una minoranza del totale, una minoranza composita, qualcuno individualmente, per ragioni contingenti: caso, interesse, passione, vocazione, opportunità, curiosità, inquietudine.

Da secoli una migrazione volitiva riguarda solo minoranze di ogni comunità, poco più del 3 per cento all’inizio del Novecento, circa il 3 per cento anche negli ultimi decenni, ovviamente con forti diseguaglianze interne e fra Paese e Paese. Queste libere migrazioni sono multidirezionali, hanno andate e ritorni e molte mete, provvisorie o forse definitive, favorite o scoraggiate dalle politiche migratorie sia di uscita che dentrata. Se si rispetta il diritto di restare dove si è nati e cresciuti, in pochi emigrano e quei pochi non producono pericoli e danni per le economie e le società da cui partono.

Al contrario, studi di demografia, economia, sociologia, medicina mostrano con ricerche e dati che vi è un vantaggio complessivo per i Paesi che accolgono e integrano stranieri e immigrati, con diritti e doveri, nella propria civile convivenza. È sbagliato far credere, per becero tornaconto elettorale, che il Global Compact favorirebbe la deregolamentazione in materia di immigrazion. La lettera e lo spirito della bozza del testo indicano altro e la sua attuazione (molto sostenuta da Papa Francesco) aiuterebbe a combattere chi si approfitta del bisogno di migrare e a salvaguardare la vita di tante persone.

Auspichiamo che l’Italia non si ritiri, ma che anzi sostenga con convinzione e autorevolezza l’accordo in sede Onu. Migranti forzati e liberi continueranno ad arrivare in molti paesi, innanzitutto nei paesi limitrofi delle aree povere del pianeta, molti nei prossimi decenni dallAfrica verso l’Europa.

È importante che l’Italia, primo approdo dei flussi dal Nord Africa, non sia lasciata sola nell’affrontare un movimento strutturato da anni e che continuerà, volenti o nolenti. Aderire a quel documento sarebbe fondamentale alternativa anche rispetto alla giusta richiesta di superare i Trattati di Dublino, osteggiati a parole ma poi colpevolmente lasciati intatti, specie da chi blatera di contrasto allimmigrazione incontrollata.

Nel testo si evidenzia come la migrazione faccia parte della esperienza umana, da sempre nel corso della storia e come sia auspicabile migliorarne limpatto rendendo più efficaci le politiche dell’immigrazione, grazie alla cooperazione fra Stati, che tutti hanno conosciuto e conoscono sia immigrazioni che emigrazioni.

Con il Global Compact possiamo esprimere sostegno anche ai nostri connazionali italiani dovunque ora si trovino. Decine di milioni di italiani, infatti, sono stati emigranti nel recente passato e, anche ora, circa 150 mila italiani ogni anno emigrano in un altro Paese. E doveroso anche per questi “compatrioti”, apprezzare ogni impegno internazionale che promuova reciprocità di diritti e doveri, riduca le disuguaglianze. Approvare un patto globale è realistico, una giusta prova di verità. È la prima volta nella storia della diplomazia che ogni Stato (da sempre luogo di emigrazioni e immigrazioni) si accorda con ogni altro Stato (da sempre luogo di immigrazioni ed emigrazioni) e che la comunità internazionale giunge a un consenso su un fenomeno storicamente e geograficamente asimmetrico e complicato, quello migratorio. Riflettiamo bene: il nostro Paese non può rimanere fuori da questo processo, perdere una storica occasione, relegarsi ai margini della civilizzazione internazionale.

Per questo chiediamo che le Camere esprimano un sostegno trasversale dei nostri parlamentari al Global Compact, in modo da impegnare il governo e che le regioni e tutti gli enti locali di prossimità adottino comunque, nel proprio ambito, i punti precisi dell’accordo.

Firmatari:

Alessandra Ballerini, Gianrico Carofiglio, Bruno Arpaia, Silvia Bencivelli, Valerio Calzolaio, Marco Cappato, Massimo Carlotto, Monica Cerutti, Francesca Chiavacci, Maurizio De Giovanni, Giovanni Destro Bisol, Monica Frassoni, Marco Furfaro, Elena Gagliasso, Pietro Greco, Domenico Lucano, Pierfrancesco Majorino, Luigi Manconi, Telmo Pievani, Federico Pizzarotti, Maria Pia Pizzolante, Lucia Votano, Nicola Zingaretti