IL FILM. Lo J’accuse di Roman Polanski

Il consiglio della settimana, 'L'ufficiale e la spia'

Partiamo da un paio di curiosità: il titolo originale è, ça va sans dire, ripreso dal famoso articolo di Émile Zola in difesa dell’ebreo Alfred Dreyfus; quello italiano dal titolo del libro di Robert Harris che è sceneggiatore del film insieme al regista.

La vicenda è molto nota: nel gennaio del 1895, il capitano dell’esercito francese Dreyfus, accusato di essere una spia a favore del nemico tedesco, viene degradato, disonorato ed esiliato. Cardine della narrazione filmica (in un pregevole contesto di attori, pur se alcuni personaggi sono messi in scena da Polanski in modo caricaturale oltre che partigiano) è la figura dell’ufficiale Georges Picquart (interpretato da Jean Dujardin): questi scioglie la propria antipatia nei confronti di Dreyfus (Louis Garrel), rischia la propria brillante carriera militare (e non solo quella) nel tentativo di smascherare le falsità e il complotto e al fine di riscattare la figura dell’esiliato restituendolo alla verità.
Inevitabile, come osservato da molti, che il pensiero dello spettatore vada alle vicende dei nostri anni, alle costruzioni malevoli di menzogne che, adesso come allora, portano allo sconvolgimento di vite e alla creazione di una pericolosa opinione pubblica capace di distruggere una persona.
Un gran bel film (a Venezia 2019 Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria), dalle inquadrature imponenti e pittoriche; lineare, quasi un classico film storico pur con un impianto e un ritmo da thriller che risulta intelligentemente accattivante anche per il grande pubblico. Strepitose le prime sequenze del film che sul grande schermo hanno l’impatto proprio di un capolavoro.