Nel mese di giugno una persona su sette ha perso la vita in mare

L’UNHCR chiede un rafforzamento delle ricerche per il soccorso. Nei primi sei mesi del 2018, sono 45.700 i richiedenti asilo e i migranti arrivati sulle coste europee

Nei primi sei mesi del 2018, sono stati 45.700 i richiedenti asilo e i migranti che hanno raggiunto le coste europee, dopo aver attraversato il mar Mediterraneo.

Un netto calo rispetto agli anni precedenti. Se paragonato al picco degli arrivi nella prima metà del 2016, il numero è cinque volte inferiore e rappresenta un ritorno alle medie di prima del 2014.

L’Unhcr sottolinea come, nonostante il calo registrato, uomini, donne e bambini continuino a perdere la vita in mare in numeri proporzionalmente maggiori. Sono infatti più di mille le persone morte o disperse in mare nel 2018. Nel solo mese di giugno una persona su sette ha perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, rispetto a una su 19 nella prima metà dell’anno e una su 38 nella prima metà del 2017.

Questo dato dimostra quanto sia urgente rafforzare le capacità di ricerca e soccorso nella regione. È fondamentale che si rispettino gli obblighi derivanti dal diritto del mare, di consentire il soccorso di persone che si trovano in pericolo. In particolare, l’Unhcr teme le conseguenze di una diminuzione delle capacità di ricerca e di soccorso, se le imbarcazioni che potrebbero soccorrere temono di vedersi negato il permesso di sbarcare le persone tratte in salvo. In particolare, questo vale per le Ong, sottoposte a restrizioni e minacciate di potenziali azioni legali.

Le Ong hanno svolto un ruolo irrinunciabile nel salvataggio in mare delle persone: tra gennaio e aprile di quest’anno hanno effettuato circa il 40% delle operazioni di soccorso per coloro che sono sbarcati in Italia – comprese le persone prima salvate da imbarcazioni militari e commerciali e successivamente trasferite su navi delle Ong. Con l’avvicinarsi della stagione più favorevole alle traversate, salvare vite umane deve diventare la priorità. Qualsiasi riduzione delle capacità di ricerca e soccorso porterà a ulteriori perdite di vite umane, poiché trafficanti senza scrupoli continuano ad organizzare i viaggi su imbarcazioni fatiscenti.

Qualsiasi imbarcazione in grado di partecipare alle operazioni di ricerca e soccorso dovrebbe essere autorizzata a salvare chi si trova in difficoltà e ad attraccare nel più vicino porto di sbarco attrezzato e sicuro. Se alle imbarcazioni viene negato il permesso di sbarcare, i comandanti delle navi potrebbero ritardare la risposta alle chiamate di soccorso per il rischio di rimanere bloccati in mare per giorni e giorni. L’Unhcr ribadisce l’appello, lanciato insieme all’OIM, di adottare un approccio collaborativo e regionale rispetto alle traversate del Mediterraneo, che fornisca linee guida chiare per la ricerca, il soccorso e lo sbarco.