Non nascondere il razzismo sotto il tappeto – Controcorrente

«Sono certa che dentro i negozi la guardavano perché è una bellissima ragazza». Per rispondere a un’accusa di razzismo si poteva utilizzare una frase migliore, magari priva di quell’ironia ‘à la Berlusconi’ e che non richiami Faccetta nera, bell’abissina. E dire che l’ha pronunciata una donna, presidente di un’associazione di commercianti di Torino. Era la sua risposta a quanto raccontato sul Guardian da Eniola Aluko, 32enne nata a Lagos (Nigeria), nazionalità inglese, ex calciatrice della Juventus Women, ma anche avvocato e giornalista.

«Qualche volta Torino sembra indietro di un paio di decenni in termini di apertura – ha scritto sul suo blog -. Mi sono stancata di entrare nei negozi e sentirmi come se il proprietario si aspettasse che potessi rubare qualcosa». «C’è un problema in Italia e nel calcio italiano – ha concluso -, ma è la risposta a questo problema che mi preoccupa di più».

Le reazioni suscitate le danno ragione: la risposta della presidente dei commercianti; quella della sindaca Chiara Appendino che dice «solo alcune persone» sono razziste, i giornali che danno voce ad altri illustri stranieri ‘di colore’ per dire di non aver mai subito discriminazioni o alludono al presunto carattere di Aluko (a quel punto ‘colpevole’ di non essersi integrata). Poi ci sono risposte come quella del presidente del Brescia Calcio, Massimo Cellino: «Cosa devo dirvi su Balotelli? Che è nero, sta lavorando per schiarirsi». Forse siamo noi a doverci chiarire le idee su quel razzismo verbale, sì involontario, ma a volte ancora connaturato.

* nuovo giornale fondato da Libera e dal Gruppo Abele disponibile da gennaio