Piccole sacche di razzismo crescono?

Riflessioni dal progetto LAND, bando MigrArti 2017, realizzato in provincia di Ancona

MigrartiLAND_Spettacolo-Archivio-300x225.jpgLand è stato un progetto di teatro di comunità proposto da ATGTP Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata, con oltre venti partner, tra cui Arci Marche, associazioni di migranti e altre sul territorio, tre Comuni (Jesi, Arcevia e Senigallia) e istituti scolastici di primo e secondo grado. Le attività principali hanno previsto, da un lato lo spettacolo teatrale La storia di Ena, tratto dal libro di Fabio Geda Nel mare ci sono i coccodrilli, rivolto ad un pubblico misto di studenti e di richiedenti asilo, e seguito da un forum di discussione, e dall’altro laboratori teatrali per gruppi misti di studenti e richiedenti asilo, conclusi con tre rappresentazioni pubbliche nei tre comuni. Le attività si sono svolte tra febbraio e luglio 2017. Diversi, anche in seguito, gli incontri di restituzione, di cui l’ultimo lo scorso dicembre, con quaranta insegnanti di Jesi, in occasione del Festival dell’educazione.  Per valutare l’impatto del progetto è stato distribuito due volte, prima e dopo ogni attività, un questionario con dieci opinioni a cui rispondere se si era molto, abbastanza poco o per niente d’accordo. Hanno risposto circa cinquecento studenti. Il punteggio assegnato e il confronto tra le risposte prima e dopo, ha consentito di ricavare un indicatore sintetico del cambiamento negli atteggiamenti, su una scala di chiusura-apertura nei confronti dei pregiudizi verso lo straniero. La lettura dei risultati offre molti spunti. Emerge con chiarezza, pur nelle differenze interne, un miglioramento medio del grado di apertura per qualsiasi gruppo di partecipanti (maschi e femmine, età e altro). Land dunque ha dimostrato che già un’attività di solo due ore, se bene impostata, riesce a contrastare almeno un po’ i luoghi comuni negativi e stuzzicare curiosità. È un invito, dunque, a dare continuità a questi percorsi e a integrarli meglio nelle attività didattiche e nelle iniziative istituzionali di scuole ed enti locali. Tanto più che, accanto ai positivi risultati generali, è emersa anche, confermata dalle discussioni nei forum, una grande problematicità.  Ad esempio, ben il 40% dei ragazzi – una quota alta – manifesta comunque un grado di ‘incertezza’ di fronte agli stereotipi anti straniero: anche se questi stessi ragazzi mostrano un leggero miglioramento della propria percezione, la loro ‘incertezza’ resta alta.

Non mancano nemmeno casi in cui il rifiuto è esplicitato con chiarezza nei commenti che i ragazzi potevano aggiungere. Ecco due esempi: «È sbagliato essere con una mente chiusa ma io la penso così»; «È stato interessante anche se non cambio idea su quello che penso». Naturalmente sono in netta maggioranza i commenti positivi, e perfino i ringraziamenti per un’esperienza che li ha aiutati a riflettere, e soprattutto l’opportunità di aver conosciuto dei richiedenti asilo e aver condivisione con loro l’esperienza. Ritengo però importante focalizzare l’attenzione anche sui ‘residui’ problematici. Negli incontri di restituzione con gli insegnati li ho definiti «piccole sacche di razzismo» già presenti tra di noi, che potrebbero crescere, e con le quali misurarci trovando modalità di intervento nuove, adeguate e mirate, per essere efficaci.