Lettera alle istituzioni europee per fermare il finanziamento di sistemi di sorveglianza nei paesi non-UE

URGENTE BISOGNO DI RIFORMARE I PROGRAMMI DI AIUTO, CON CUI L’UNIONE FINANZIA STRUMENTI DI SORVEGLIANZA CHE VIOLANO I DIRITTI UMANI E CHE VENGONO IMPIEGATI PER CONTROLLO DEI CONFINI E RIMPATRI IN PAESI NON-UE

ARCI, insieme ad altre 12 organizzazioni europee ed africane, supporta la richiesta di Privacy International alle istituzioni europee di riformare urgentemente gli aiuti allo sviluppo e i programmi di cooperazione, affinché con queste risorse  l’UE e gli stati membri non facilitino forme controverse di sorveglianza che violano i diritti fondamentali e la privacy nei paesi parter non-UE.

La richiesta segue la pubblicazione di centinaia di documenti, ottenuti da Privacy International, che mostrano l’utilizzo di questi fondi per formare ed equipaggiare forze di sicurezza dei paesi non-UE con controverse tecniche di sorveglianza, spesso impiegate per controllare i confini e la migrazione. Nell’ambito delle politiche europee di esternalizzazione, polizia e agenzie di sicurezza in Africa e nei Balcani sono state formate con il supporto dell’UE, anche attraverso l’uso di sistemi biometrici di massa con fondi destinati ad aiuti allo sviluppo, per bloccare la migrazione e facilitare le deportazioni, senza alcun adeguato sistema di monitoraggio dei rischi.

Chiediamo (here) alla Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri di:

  • fermare lo sviamento di fondi per gli aiuti umanitari o allo sviluppo, utilizzati per finanziare il controllo dei confini, controllare la migrazione e facilitare le deportazioni;
  • attuare procedure di due dilgence e di valutazione del rischio, impedendo il finanziamento di misure di sorveglianza in paesi dove non è presente una normativa a tutela della privacy e dei diritti umani;
  • assicurare trasparenza e scrutinio democratico del Parlamento;
  • adottare misure di supervisione pubblica orientate a proteggere i diritti umani in paesi non-UE.