‘Stop Soros’: 3 proposte di legge contro le organizzazioni sociali

arton52897.jpgIl 18 gennaio il governo ungherese ha presentato Stop Soros,  un pacchetto di tre proposte di legge che hanno come bersaglio le organizzazioni di società civile. Dopo le legge del 2017, che colpisce le organizzazioni che ricevono fondi stranieri (compresi quelli della Unione Europea di cui l’Ungheria fa parte), questo pacchetto di proposte è una ulteriore misura restrittiva che la società civile democratica ungherese deve affrontare.

Le proposte di legge contengono disposizioni vaghe e non è chiaro come verranno attuate. Sono relative alla responsabilità sociale delle organizzazioni che sostengono l’immigrazione illegale, all’istituzione di una tassa sulla immigrazione, e a limitazioni nell’aiuto ai migranti.

Se adottato, il pacchetto introdurrà una nuova categoria di organizzazioni di società civile denominato ‘organizzazioni che sostengono la migrazione illegale’. Esse dovranno notificare in tribunale i fondi stranieri ricevuti o usati per sostenere ingressi illegali, o per accogliere migranti illegali, presentare report circa l’uso dei fondi, incluse liste di persone e organizzazioni che hanno ricevuto i fondi direttamente o a rimborso spese.

Il governo creerà una lista pubblica di queste organizzazioni e richiederà loro di rendere pubblici sui loro siti web e materiali stampati la somma e l’utilizzo dei fondi stranieri ricevuti. I fondi stranieri dovranno essere depositati su conti bancari separati, e le banche dovranno relazionare sui movimenti di tali conti alla Banca nazionale a al procuratore tutti i mesi.

Tutto ciò porterà a una ulteriore stigmatizzazione, e tende anche a scoraggiare il coinvolgimento dei cittadini, il sostegno alle associazioni, e aggiungerà altri carichi finanziari e amministrativi sulle associazioni a causa dell’aumento di rendicontazione finanziaria richiesta.

Le ‘organizzazioni che sostengono l’immigrazione illegale’ dovranno anche pagare annualmente una ‘tassa sulla migrazione’ del 25% sui fondi stranieri, che il governo userà per il rafforzamento della protezione dei confini. E questo inciderà pesantemente sulla possibilità delle associazioni di ricevere fondi dall’estero e ridurrà le loro capacità di realizzare attività e servizi.

Se approvate, le proposte di legge forniranno la base legale per impedire l’ingresso o espellere persone di paesi terzi, coinvolte in attività di sostegno e aiuto ai migranti, trovate nelle zone di frontiera e perfino, in casi specifici, in tutto il territorio ungherese. Saranno vietati il sostegno finanziario o in natura a tali attività. Ciò impedirà ai cittadini di sostenere le associazioni che lavorano con i migranti, attraverso donazioni individuali o volontariato, visto che tali azioni saranno passibili di sanzioni.

Anche se il pacchetto di proposte di legge si focalizza sulle organizzazioni che sostengono la migrazione illegale, avrà però un impatto significativo sulla capacità operativa e finanziaria di un gruppo ben più ampio di associazioni. Introduce infatti dei requisiti molto più ristretti per ottenere lo status di associazioni di ‘utilità pubblica’. Oltre alle regole già esistenti, si propone che almeno metà dei fondi di tali organizzazioni siano ungheresi. Le organizzazioni, inoltre, dovrebbero ora dimostrare che i fondi ricevuti attraverso l’1% (l’equivalente del nostro 5 per mille) sono almeno la metà dei fondi stranieri ricevuti. Con questa regola, appena il 20% delle associazioni potrebbero veder garantito il loro status. Questo status garantisce alle associazioni un trattamento agevolato sulla tassazione, e altri benefici, e la loro perdita renderebbe difficoltosa la loro sostenibilità. Inoltre, lo status permette alle associazioni di intervenire in settori che ricadono sotto la competenza governativa. E finora ha consentito di coprire bisogni che la politica governativa non considera priorità o per i quali non sono in atto politiche pubbliche adeguate  – è il caso dei senzatetto, di molti servizi sociali ed educativi.

Il pacchetto di legge, secondo i piani del governo, dopo una fase di consultazioni, dovrebbe essere approvato a febbraio. Peraltro, il pacchetto prevede che i dettagli delle leggi verranno definiti dopo l’approvazione, attraverso decreti – il che naturalmente significa una totale discrezionalità da parte del governo ungherese. Le associazioni ungheresi si stanno mobilitando, come hanno già fatto nei mesi scorsi contro la legge sui fondi stranieri. Centocinquanta organizzazioni di società civile democratica hanno firmato l’appello della coalizione Civilizaciò. Le reti europee stanno definendo in questi giorni le iniziative da prendere in tutta Europa.