Ci sono eventi, come lo è la morte, che pur attesi e in qualche modo previsti, è impossibile essere preparati a vivere.

Mercoledi mattina, appena appresa della morte di Andrea Camilleri, ci siamo sentiti più soli. Camilleri non solo ci ha tenuto compagnia con i suoi libri, le sue opere teatrali, le sue poesie e persino in televisione, con il Commissario Montalbano, lui non era solo il suo grande talento letterario.

Era molto di più, era una delle più brillanti e lucide teste del nostro Paese, un attento osservatore, sempre pronto a ricordarci che essere antifascisti è una necessità da riaffermare sempre. Che la memoria di quanto accaduto nel passato è importante, che è una fiamma da mantenere accesa, soprattutto per i più giovani.

Ci ha fatto sempre capire quanto sia necessario l’impegno del mondo della cultura per l’interesse collettivo e quanto sia potente la testimonianza per le cause giuste. Siamo riusciti a coinvolgerlo in tante battaglie contro il razzismo e la xenofobia, rispose sempre con generosità e passione.

Recentemente aveva detto: «La morte non mi fa paura. Ma dopo non c’è niente. E niente di me resterà: sarò dimenticato, come sono stati dimenticati scrittori molto più grandi di me».

In questo, caro Maestro, dobbiamo contraddirti. Non sarai dimenticato, non solo per il tuo immenso patrimonio culturale e letterario, ma per noi rimarrai un compagno di viaggio in quelle battaglie di cui sentivi tutto il valore e l’importanza.

Buon viaggio, ovunque ti porti questa nuova strada.