Verso le elezioni: le richieste dell’Alleanza contro la Povertà

L’introduzione del Rei rappresenta un primo passo di un cammino che va proseguito. Ecco in che modo continuare il percorso

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Estendere la copertura del Rei e incrementare il contributo economico

Per non fare del Rei una delle riforme incompiute, l’Alleanza contro la Povertà per prima cosa chiede di fare del Rei davvero una misura universale partendo dal fatto che in Italia vivono in povertà assoluta 4,75 milioni di persone, pari al 7,9% della popolazione complessiva. Di questi il 53% (pari a 2,5 milioni di individui) riceveranno il Rei, mentre il restante 47% (vale a dire oltre 2 milioni di individui) ne resta – ad oggi – escluso. Inoltre, l’ammontare dei contributi economici è ancora lontano dal coprire la distanza tra il reddito degli utenti e la soglia di povertà assoluta, al di sotto della quale è impossibile soddisfare adeguatamente le proprie esigenze primarie (alimentazione, casa, vestiario, trasporti e altre necessità di base). Il confronto tra gli attuali importi medi mensili e i valori necessari – calcolati dall’Alleanza – è chiaro: circa 177 euro col Rei rispetto a 316 euro necessari (per una persona), 244 contro 373 (due), 282 rispetto a 382 (tre), 327 contro 454 (quattro), 330 invece di 710 (cinque e più). Gli stanziamenti sinora previsti ammontano a circa 2,1 miliardi di Euro per quest’anno, 2,5 nel 2019 e 2,7 a partire dal 2020. Poiché per raggiungere tutte le famiglie in povertà assoluta, con contributi d’importo consono, servono circa 7 miliardi annui, ne mancano 4,3. Secondo l’Alleanza ci  si può arrivare gradualmente,  attraverso un percorso pluriennale compatibile con le esigenze del bilancio pubblico. A tal fine l’Alleanza propone l’adozione di un Piano nazionale pluriennale che superi progressivamente le attuali carenze. Deve trattarsi  però di una gradualità all’interno di un percorso chiaramente definito, con impegni precisi e l’indicazione del punto d’arrivo.

Riconoscere l’importanza dell’attuazione

Introdotto a fine 2017, il Rei entra quest’anno nella sua fase attuativa. Ora diventa cruciale la capacità dei soggetti del welfare locale di tradurre il nuovo intervento in pratica: è un impegno che chiama in causa i Comuni – titolari del Rei – e le altre realtà dei territori, a partire dai Centri per l’impiego, e che deve coinvolgere il Terzo settore e le forze sociali. I servizi territoriali, tuttavia, sono storicamente sottodimensionati nel nostro Paese, presentano importanti criticità e il contrasto alla povertà non è stato finora uno dei loro più forti impegni. Il Rei, quindi, rappresenta una riforma ambiziosa in un settore tradizionalmente poco sviluppato: la sua effettiva attuazione non potrà che incontrare notevoli difficoltà, data la debole cultura dell’attuazione che esiste in Italia. Si tende infatti a ritenere che la semplice introduzione di una norma rappresenti di per sé la soluzione del problema, salvo poi accorgersi delle difficoltà incontrate nel tradurla in pratica.

Chi avrà responsabilità di Governo, dunque, è chiamato a compiere ogni sforzo per accompagnare il welfare locale nell’affrontare le inevitabili difficoltà attuative, creando le migliori condizioni affinché possano essere progressivamente superate. Vi rientrano, infatti, lo sviluppo delle competenze dei servizi territoriali ed il raggiungimento di una loro idonea dotazione organica, attraverso opportuni interventi normativi per l’assunzione degli operatori sociali. Aggiustamenti normativi si renderanno necessari – alcuni sono già evidenti – e per metterli bene a fuoco bisogna, da subito, avviare una strategia di monitoraggio e valutazione. Il Rei, peraltro, è stato disegnato come uno strumento flessibile, che permette di apportare miglioramenti. L’importante è non ambire alla ‘riforma della riforma’, operazione rischiosa e piena di incognite.

Fare del Rei il punto di partenza di una stagione di rinnovamento del welfare

I ritardi del welfare italiano sono numerosi. Affinchè la lotta alla povertà non figuri più tra questi necessario completare il percorso di introduzione del Rei lungo le direttrici indicate.

L’alleanza chiede di fare del Rei il volano di una più ampia stagione di rinnovamento del nostro sistema di protezione sociale, diffondendo le logiche che hanno caratterizzato l’innovazione delle politiche contro la povertà. Primo, basta con misure una tantum, solo interventi strutturali. Secondo, universalismo nell’accesso: la possibilità di ricevere interventi pubblici deve basarsi esclusivamente sulle condizioni effettive di bisogno e non sull’appartenenza a specifiche categorie. Terzo, mettere al centro il welfare locale per costruire nei territori le risposte più adatte alle esigenze delle persone. Quarto, una stretta collaborazione tra i diversi livelli di governo (Stato – Regioni – Comuni) e tra i soggetti pubblici e le realtà di rappresentanza sociale come unica strada possibile per costruire risposte adeguate.