L’emergenza climatica è vicina al punto di non ritorno

Il 7 ottobre saremo a Roma convintɜ serva ribaltare i paradigmi che regolano la nostra attuale società: dalla cancellazione dei diritti, al neoliberismo, dalle pratiche discriminatorie alla politica militarista rispondiamo con la dimensione collettiva di un noi amplificato, al centro il tema della Cura.

Cura come sistema di relazioni, capace di elaborare pratiche e pensieri alternativi alla società del profitto.

Cura capace di costruire modelli che sappiano tutelare l’ambiente e difenderlo come prestito avuto dalle generazioni future.

Cura contro ogni forma di saccheggio delle risorse naturali, costruendo una modalità di gestione con al centro il benessere delle comunità, superando l’idea di appropriarsi della natura per essere capaci di prendersene Cura attraverso un processo di trasformazione sociale e di civiltà.

Uno sguardo diverso che vede interconnessa la tutela ambientale alla giustizia sociale, capace di ribaltare il paradigma attuale delle diseguaglianze strutturali, per classe e territori, incurante dei costi che collettività e ambiente sono chiamati a pagare in favore degli interessi economici di pochi.

L’emergenza climatica è vicina al punto di non ritorno: il 2030 è fissato come l’anno dopo il quale non sarà possibile fermare i cambiamenti climatici se non vengono prese reali contromisure. Serve una conversione ecologica della società, del sistema tecnologico e industriale: non può essere rinviata la costruzione di un approccio eco-sistemico rispetto alle filiere e ai cicli di produzione, lavorazione, consumo e commercio. Non può essere rinviata la piena restituzione dei beni comuni alla collettività per tutela e restituzione alle generazioni future.

Oltre al quadro di sistema generale molti territori mostrano ferite specifiche: sul territorio di Massa Carrara le Alpi Apuane, quotate in borsa dal mercato del marmo, senza contare quello del carbonato di calcio. Montagne depredate dall’estrattivismo: fra gli effetti correlati inquinamento delle falde di acqua dolce, dissesto idrogeologico, alluvioni. Tutti i costi correlati a carico della collettività. Un territorio devastato che nel corso del tempo ha modificato l’immagine del proprio orizzonte: nella sola Carrara negli ultimi 50 anni è stato escavato materiale pari a 170 milioni di tonnellate.

Sulle nostre tessere quest’anno lo slogan è Cura è Rivoluzione: vogliamo continuare a essere motori di questa Cura con i nostri circoli, antenne sui territorio capaci di produrre cultura, solidarietà, percorsi mutualistici e politici alternativi. L’art.18 della nostra Costituzione riconosce il diritto a associarsi liberamente per fini non vietati dalla legge penale: le norme che regolano il Terzo Settore stanno prendendo una deriva pericolosa, non riconoscendo la funzione costituzionale dell’associazionismo fondato sul mutualismo.
A Roma in difesa dell’articolo 18, con pensieri e pratiche per un mondo più giusto, necessario e non rinviabile.