Il nostro mutualismo è conflittuale perché aspira a un altro mondo possibile

Sarà un lungo corteo quello del 7 ottobre, anzi saranno due cortei convergenti verso Piazza S.Giovanni, luogo storico delle manifestazioni del movimento operaio. Ma a che serve il nostro stare insieme? A mettere le toppe su un tessuto logorato strutturalmente dal liberismo oppure a costruire le basi di un altro modo di vivere e di stare insieme?

La domanda con cui scenderemo in piazza è la stessa che sta ispirando i lavori  del Gruppo di lavoro sui mutualismi.

E la risposta sta tutta dentro la Costituzione, ossia sulla “Via Maestra” che dà il titolo all’appuntamento del 7 ottobre, promosso da Arci assieme a un centinaio di altri soggetti organizzati.

Sta dentro la Costituzione sebbene la Carta fondamentale sia stata già manomessa dalla fine del secolo scorso e non è più la Costituzione del ’48. A ben guardare ogni volta che è stata modificata è stato per allentare, se non proprio recidere, quei legami sociali di solidarietà che danno senso e forza ai nostri progetti collettivi. È stato così con la riforma del titolo V che ha introdotto le ambiguità della sussidiarietà, sarà così con l’autonomia differenziata e con il premierato che punta a scavalcare definitivamente i corpi intermedi inventando un legame diretto da leader e singoli.

Per noi Costituzione vuol dire soprattutto articolo 18: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione…». Un diritto, strettamente connesso agli altri diritti fondamentali stabiliti dalla Carta, dentro il quale c’è tutto il senso dell’Arci e il nostro desiderio di mutualismo, di quello scambio tra pari capace sia di trovare risposte ai bisogni concreti, sia di aprire lo spazio per immaginare e praticare alternative. Tutto il contrario della sussidiarietà!

Lo ha scritto molto bene Pino Ferraris: “Il reciproco aiuto per servizi di tipo mutualistico diventa momento di costruzione della solidarietà e della coesione necessaria a esprimere la forza della rivendicazione sindacale”, insegnandoci che il nostro mutualismo è conflittuale proprio perché aspira a un altro mondo possibile mentre lo prefigura.

I circoli e i comitati Arci ne stanno discutendo con una passione crescente grazie anche all’esperienza di un gruppo nazionale di lavoro ad hoc attivato dopo l’ultimo Congresso nazionale. Questo gruppo è lo strumento con cui siamo in relazione con esperienze preziose come Ri-Maflow di Milano, con la rete Fuori Mercato o la Soms, affiliata ad Arci, dentro la ex GKN. Ritroveremo anche loro nella nostra Via Maestra e marceremo affiancati. Insieme a loro ci siamo interrogati sulla necessità di acquisire un linguaggio comune per costruire sui territori e nei luoghi di lavoro strumenti solidaristici in “tempo di pace” perché siano efficaci e radicati nei momenti di crisi, ossia in questi tempi di attacco frontale all’idea stessa della solidarietà dal basso.

I nostri circoli devono essere sempre di più spazi a servizio del conflitto anche quando sembra predominante la dimensione ricreativa, la cultura non è neutrale proprio come la scienza. I nostri circoli sono i luoghi dove si incontrano e cooperano le figure sociali scaturite dalle controriforme neoliberali e divise sui posti di lavoro.

La Via Maestra è quella della riconquista dei diritti, tutti insieme, non quella dello smantellamento del welfare.