In piazza il 7 ottobre contro il “Paese delle Disuguaglianze”

Sembra quasi scontato il perché saremo in piazza il 7 ottobre per riaffermare valori e principi contenuti nella nostra straordinaria Costituzione. Le disuguaglianze tra le persone crescono di anno in anno e le misure che il governo ha attivato in questi mesi sono largamente insufficienti.

Anzi, molte sono peggiorative e rischiano di trascinare il Paese in una spirale senza fine dovuta all’aumento della precarietà del lavoro e di vita, all’aumento dei vincoli per accedere alle misure di sostegno al reddito, alla privatizzazione di servizi essenziali come la sanità e il diritto allo studio con un aumento dei costi per le famiglie che sono già alla canna del gas, e così via.

Da una recentissima ricerca svolta in dieci Paesi europei promossa dall’organizzazione francese Secours Populaire, nostro partner strategico in Europa, e da Ipsos France, emergono altri dati preoccupanti.  La metà degli europei, il 48%, teme di ritrovarsi in una situazione economica precaria nei prossimi mesi; più di un europeo su due, il 51%, si è infatti già trovato nella situazione di dover diminuire le spese almeno una volta negli ultimi sei mesi per salute, riscaldamento, cibo, trasporti; oltre un genitore europeo su tre, il 36%, non è stato in grado di soddisfare i bisogni primari dei propri figli, dai pasti alla salute, dalla scolarizzazione al vestiario; il 30% dei rispondenti dei dieci Paesi afferma di avere sofferto la fame saltando un pasto almeno una volta.

Analoghi anche i dati relativi al nostro Paese. Il 69% degli italiani è preoccupato dal rischio di trovarsi in una situazione di precarietà nel prossimo futuro e il 37% dichiara di aver rinunciato a curarsi nell’ultimo anno per le liste d’attesa troppo lunghe del sistema sanitario nazionale e l’impossibilità economica di rivolgersi a strutture private.

Un quadro preoccupante che monitoriamo costantemente attraverso la nostra capillare rete di circoli che cercano di dare risposte ai bisogni delle persone e ricostruendo legami sociali, sempre più precari.

Una situazione che evidenzia come il contrasto alla povertà, alla precarietà, alle diseguaglianze e alle esclusioni sociali dovrebbe essere una priorità per la politica, in Italia e in Europa.
Invece i diritti che consideravamo acquisiti sono ogni giorno sotto attacco. Non solo perché il Governo delle destre sforna continuamente decreti legge odiosi e provvedimenti al limite dell’anticostituzionalità, ma anche per scelte su fisco e bilancio dello stato che certo non aumenteranno la qualità dei servizi pubblici nazionali e locali, non risponderanno alle giuste richieste di chi ha bisogno di una casa, non garantiranno il diritto allo studio a migliaia di giovani, non miglioreranno la situazione drammatica e scandalosa delle carceri italiane.

In questo quadro, l’autonomia differenziata rischia di essere la ciliegina sulla torta delle disuguaglianze. Le Regioni che già oggi hanno di più si terranno maggiori risorse e nessun segnale ci fa pensare che i famosi LEP saranno effettivamente finanziati come si deve.
Un’altra mazzata ai diritti sociali.

Allora dobbiamo essere in piazza con i nostri corpi, ritrovare la forza di abbandonare le “piazze virtuali” dove lamentarsi e far capire a chi ci governa che siamo in tanti a non sopportare più la deriva autoritaria e le scelte sbagliate fatte in questi mesi.
Saremo in piazza con i nostri progetti di mutualismo, di promozione delle relazioni umane, di sostegno alle lotte per i diritti civili, di accesso alla cultura per tutti, per le pari opportunità delle persone di ogni orientamento sessuale, per i diritti di bambini e bambine.
Saremo un piazza perché vogliamo “cura e rivoluzione” subito!