A Roma la dura nottata dei sudanesi di via Scorticabove

La notte del 16 luglio una pioggia battente ha messo a dura prova i 50 sudanesi di via Scorticabove che, dopo lo sgombero del 5 luglio, vivono per strada

Il racconto dei volontari dell’Arci Roma che assistono i 50 sudanesi che vivono accampati in strada in via Scorticabove, dopo lo sgombero dello scorso 5 luglio.

‘La notte appena passata (quella del 16 luglio) é stato il momento più duro da sopportare dopo lo sgombero. Il nubifragio ha allagato la strada, anche a causa di una pessima manutenzione della stessa, dove si erano accampati. Fino alle 3 di notte, con il solo aiuto dei volontari presenti, sono stati a spazzare via l’acqua e cercare, con dei teloni, di salvare il salvabile.  Questa è la situazione che si trovano a vivere circa 50 sudanesi di via Scorticabove dopo l’inaspettato sgombero del 5 luglio. Da allora stanno sotto il centro che li ospitava cercando di travare una soluzione con le istituzioni. Il motivo dello sfratto non li riguarda direttamente ma è legato alle morosità nei confronti della cooperativa che prima lo aveva in gestione. Infatti gli attuali abitanti entrarono anni fa regolarmente in questo stabile che era stato adibito a centro d’accoglienza come “soluzione” allo sgombero di quello che era conosciuto come “Hotel Africa” a Tiburtina.  Il centro era stato dato in gestione a una cooperativa che essendo implicata in Mafia Capitale  ha abbandonato la gestione. Il 12 luglio una delegazione formata da rappresentanti della comunità e da esponenti della rete di solidarietà che è nata per dargli sostegno, tra cui l’Arci, ha incontrato l’assessore Baldassarri. Anche se rappresenta un’apertura importante che ha portato alla creazione di un tavolo di confronto, di fatto soluzioni non sono ancora state individuate. Infatti mentre il Comune propone di trovate posti letto per qualche mese in varie strutture emergenziali, i sudanesi vogliono continuare l’esperienza intrapresa in questi ultimi 13 anni.

In questo periodo gli occupanti hanno dato vita ad un’esperienza unica. In autogestione sono riusciti a creare un punto di riferimento della comunità sudanese dando sostegno ai propri connazionali non solo accogliendoli ma anche attivando sportelli di orientamento ai servizi sul territori e creando sensibilizzazione politica rispetto alle vicende legate al Darfur. Al suo interno ospitavano anche il circolo Arci “Darfur”.

Più volte hanno proposto al Comune una forma di gestione dello spazio che gli permettesse di pagare l’affitto e di non disperdere le loro attività, senza però arrivare ad una soluzione. Questa torna ad essere la loro proposta. Uno spazio che gli permetta di rimanere uniti, continuare a portare avanti le loro attività a sostegno della comunità in autogestione. Il prossimo 20 luglio è previsto il secondo appuntamento con l’Assessore. Nel frattempo la rete di solidarietà di cui fanno parte associazioni movimenti e singoli cittadini si stanno mobilitando per portare il maggior aiuto possibile. L’Arci Roma per il 18 luglio a Villa Ada ha previsto una serata a sostegno della causa. Prima del concerto di Dobet Gnahole, cantante originaria della Costa D’ Avorio, dei rappresentanti della comunità sudanese saliranno sul palco per poter parlare con il pubblico della loro situazione. Durante la serata chi vorrà potrà contribuire con un atto solidale acquistando le magliette di via Scorticabove. Anche Nonna Roma si sta organizzando per portare dei generi alimentari. Infatti dopo il nubifragio di ieri c’è bisogno di teli cerati,  pedane, cibo bottigli e taniche per l’acqua. Siamo convinti che questa esperienza non debba essere dispersa e continueremo a dare tutto il sostegno possibile.’

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