Adesivi sulle abitazioni degli antifascisti

Pochi giorni fa, Pavia si è svegliata con l’orologio indietro di ottant’anni. Nella notte tra venerdì e sabato, infatti, decine di adesivi con la dicitura «Qui ci abita un antifascista» sono stati appiccicati sulle abitazioni di militanti e simpatizzanti della rete antifascista cittadina. Quasi tutti soci di Arci.

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Arci Pavia, insieme a tutta l’associazione regionale e nazionale, esprime massima solidarietà ai compagni colpiti da questa intimidazione e si attiverà da subito per individuare i responsabili dell’azione ignobile.

Ci preme però fermare l’attenzione su due punti della vicenda che riguardano da un lato la colpevole sottovalutazione del rischio sdoganamento Casapound e Forza Nuova e dall’altro i tentennamenti delle autorità locali a porre un freno al dilagare di attività contrarie alla Costituzione. In entrambi gli aspetti c’è la confusione ideologica e culturale tipicamente italiana nel definire la linea di demarcazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Tutelare la libertà di espressione di tutti è un principio costituzionale imprescindibile, ma quando questa libertà di espressione viene usata per ledere i diritti altrui o per diffondere il veleno del razzismo, dell’antisemitismo, della violenza gratuita contro gli inermi bisogna che si intervenga in modo netto e chiaro. Eppure la fatica di intervenire in modo così chiaro denuncia la difficoltà a fare i conti non con il nostro passato, ma con il nostro presente, per cui che in centro a Roma dal 2003 uno stabile sia abusivamente occupato da una associazione i cui soci si dichiarano fascisti del terzo millennio non fa scalpore, non preoccupa nessuno dei nostri ministri e anzi si tenta da più parti di ‘sanare la situazione’. Che le autorità locali delle città medio grandi come Pavia non riscontrino il rischio grave di violazione delle libertà costituzionali facendo sfilare in costume paramilitare da Halloween i fascisti del terzo millennio non preoccupa nessuno dei nostri ministri, interessa solo al sindaco e alla società civile che scende in piazza per dire «Non è giusto». In nome della Costituzione. E capita che a distanza di mesi i neofascisti del terzo millennio ti facciano sapere che sanno dove abiti, chi sei, dove ti muovi. Ci chiediamo se anche questo rientra nelle libertà garantite dalla nostra Costituzione. Da anni Arci e Anpi denunciano questo stato delle cose. Promuovere la cultura, la conoscenza, la condivisione è l’unica strada che possiamo percorrere per arginare simili comportamenti. Facciamo in modo che le denunce trovino la strada per diventare operative: sciogliere subito Casapound e Forza nuova è un imperativo cui non possiamo più sottrarci.