Afghanistan, Arci: firmato al Viminale protocollo d’intesa per corridoi umanitari

Parte la campagna Call for Afghanistan per salvare ed accogliere donne, bambini, attivisti dei diritti umani e giornalisti afghani

PER INFORMAZIONI SUI CORRIDOI UMANITARI SCRIVERE ESCLUSIVAMENTE A corridoiumanitari@arci.it


L’Arci, con la sua rete di circoli rifugio diffusa sul territorio nazionale, per la prima volta firma il protocollo “Corridoi umanitari/Evacuazioni per l’Afghanistan” che consentirà di aprire un corridoio umanitario per gli afghani e le afghane in fuga dai talebani.

Per l’associazione è una grande sfida e una forte emozione sapere che, seppur in numero limitato, ci saranno persone che potranno mettersi in salvo, grazie alla disponibilità del governo italiano e agli sforzi della rete Arci, insieme alle altre associazioni coinvolte.

Pensiamo che anche per salvare una sola persona, un solo essere umano, dalla violenza e dall’oscurantismo dei talebani, valga la pena partecipare a questa importante iniziativa.

Preferiremmo non farlo. Preferiremmo che le guerre e le persecuzioni non ci fossero e preferiremmo che fossero i governi a farsi carico della protezione delle persone che rischiano la vita e che non possono viaggiare in sicurezza e legalità.

Ma proprio per questo, per spingere nella direzione di soluzioni giuste e praticabili, i corridoi ci sembrano una grande opportunità per coinvolgere le tante comunità territoriali solidali, a partire dai nostri Circoli Rifugio, e ribaltare la rappresentazione distorta, alla quale spesso abbiamo assistito in questi anni, dell’arrivo alle nostre frontiere di richiedenti asilo e profughi.

I governi europei in questi anni non si può dire che abbiano fatto la loro parte. Se guardiamo ai dati del 2020 (fonte UNHCR), vediamo che su 2,6 milioni circa di rifugiati afghani nel mondo, più di 2,2 milioni, pari a circa l’85%, sono ospitati da Pakistan e Iran. Fra i Paesi UE solo la Germania accoglie un numero consistente, ancorché molto limitato, di rifugiati afghani (148 mila circa). Mentre gli altri Paesi, e l’Italia è tra gli ultimi, insieme non arrivano alla stessa cifra (40 mila Austria, 31,5 mila Francia, 30 mila Svezia, 21 mila Grecia e l’Italia, senza contare quelli arrivati quest’anno, 12 mila).

Se guardiamo poi ai dati dei programmi di reinsediamento (rifugiati riconosciuti da UNHCR trasferiti da campi profughi in aree del pianeta meno sicuri a Paesi più sicuri), negli ultimi 6 anni (2015 – 2020) l’UE, su un impegno complessivo di accogliere 170 mila persone di diverse nazionalità in tutti i 27 Paesi, ne ha accolte realmente 122 mila, poco più del 70%.

Questo a fronte del fenomeno, in forte crescita negli ultimi anni, delle migrazioni forzate, persone costrette a lasciare le loro case, che nel 2020 ha raggiunto la cifra di 80 milioni!

Non basteranno i corridoi umanitari che sono una soluzione parziale e complementare. Non basteranno i programmi di reinsediamento, con numeri così bassi da essere quasi imbarazzanti. L’Alto Commissario per i Rifugiati Filippo Grandi ha chiesto ai governi UE di farsi carico per i prossimi 5 anni dell’accoglienza, attraverso un programma specifico di reinsediamento, di 42 mila afghani e afghane, ossia 8,4 mila persone all’anno per tutti i 27 Paesi. Se l’Italia dovesse accoglierne sulla base della percentuale di popolazione (l’Italia rappresenta circa il 13,5% della popolazione UE) si tratterebbe di accogliere nei prossimi 5 anni meno di 1200 persone all’anno.

I numeri dell’UE e dell’Italia, senza considerare le difficoltà demografiche del vecchio continente e del nostro Paese, sono lontanissimi da quel che richiede la gravità delle migrazioni forzate e nello specifico della crisi afghana, e le nostre responsabilità internazionali.

Senza canali d’accesso sicuri e legali si alimentano i traffici illeciti e aumenta esponenzialmente il rischio di violenze e morte.

Nel Mediterraneo dal 2014 ad oggi sono scomparse 23 mila persone.

Dal 2017 oltre 60 mila persone sono state respinte illegittimamente verso la Libia ricorrendo alla cosiddetta guardia costiera libica che solo nel 2021 ha effettuato 23 mila respingimenti.

Alle frontiere UE, a partire dalla rotta balcanica, i governi continuano a impedire l’accesso alla procedura asilo per decine di migliaia di persone, in prevalenza afghani e siriani, violando quotidianamente leggi e convenzioni internazionali.

Quanti più ampi saranno i canali d’accesso legali, corridoi umanitari, reinsediamento e visti umanitari, oltre che visti per lavoro, tanto più basso sarà il numero dei morti e dei guadagni da traffici illeciti.

Con l’apertura di corridoi umanitari per l’Afghanistan l’Arci, grazie alla disponibilità di famiglie dei Circoli rifugio, si impegna a mettere in salvo e ad accogliere prevalentemente donne sole o sole con bambini, attivisti dei diritti umani, giornalisti, minori non accompagnati e persone LGBT.

A sostegno di questa importante operazione umanitaria lanciamo una campagna di raccolta fondi su Produzioni dal Basso che abbiamo chiamato “Call for Afghanistan: corridoio per la libertà”, https://www.produzionidalbasso.com/project/call-for-afghanistan-corridoio-per-la-liberta/

La campagna di crowdfunding ha l’obiettivo di coinvolgere circoli, soci, socie dell’Arci e le tante persone che nei mesi scorsi, di fronte quanto avveniva in Afghanistan, si sono orientate positivamente ai percorsi di accoglienza.

Chiediamo a chiunque voglia contribuire concretamente alla campagna “Call for Afghanistan: corridoio per la libertà” di sostenere con una donazione l’accoglienza in famiglia nei Circoli Rifugio Arci.

Oggi, con l’apertura dei corridoi umanitari, anche con piccole donazioni ciascuno e ciascuna può fare qualcosa di concreto per garantire un’occasione di rinascita e un futuro libero da paure e violenze.