Al governo ribadiamo che il Terzo Settore non è il nemico

Molti di noi hanno seguito, sul finire dell’anno, la polemica che si è sviluppata attorno ai provvedimenti della legge di bilancio che prevede un aumento dell’IRES per i soggetti di Terzo Settore.

Alle nefaste dichiarazioni del governo e alle sue risoluzioni è seguita una fortissima mobilitazione che è poi culminata nelle parole del Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno che invitava a rivedere l’introduzione di una «tassa sulla bontà». Ora, il provvedimento non insiste direttamente sul mondo associativo dell’Arci, ma è stato comunque una spia di come il governo sia orientato circa il complesso del Terzo Settore.

La reazione del Forum Nazionale, così come del mondo ecclesiale, che attraverso post, interviste, dichiarazioni a mezzo stampa nei giorni dell’approvazione di una legge di bilancio di poco precedenti il capodanno, è stata senza dubbio efficace e incisiva. Tanto è che il Presidente del Consiglio Conte si è affrettato a dire che il provvedimento sarà corretto.

Ieri (10 gennaio) si è tenuto un incontro tra la rappresentanza del Forum e il governo per capire in che direzione andrà questa correzione e quali sono le intenzioni del governo stesso circa i dispositivi attuativi ancora oggi mancanti della Riforma del Terzo Settore che ha ottenuto l’immediato insediamento della cabina di regia e la sua revisione perché l’iter proceda. A una prima vittoria (ancora sulla carta e nella pubblica opinione perché la legge di bilancio è stata comunque approvata comprendendo quella risoluzione) si tratta quindi di continuare a presidiare il confronto.

Il presidio è più che mai necessario perché riteniamo che i dispositivi messi in campo possano essere interpretati come un segno di come il Governo si sta mobilitando per un sovvertimento sostanziale dei valori di solidarietà, partecipazione, mutualismo che già da questa estate, con la criminalizzazione delle ONG, ha promosso un messaggio per cui i ‘supereroi’ non sono quelli che salvano le vite umane, anzi sono loro il male incarnato.

È altissima la preoccupazione da parte del mondo delle APS, e quindi dell’Arci, circa il testo finale del previsto decreto sull’Art. 6 (quello che definisce i limiti delle attività secondarie per le organizzazioni di Terzo Settore). La formula-zione del testo sarà centrale per dare la possibilità ai nostri affiliati e non solo a continuare a svolgere le attività che finora hanno sempre promosso. Ci auguriamo, poiché dall’incontro odierno giungono indicazioni di celerità, che il testo possa essere ponderato e condiviso con le organizzazioni di Terzo Settore e non si debba, come per il caso dell’IRES, correre ai ripari successivamente.

Certo l’accreditamento tramite il Registro Unico dei soggetti legittimati ad avere riconoscibilità, legittimità e quindi benefici sarà un banco di prova centrale, ma non possiamo permettere che una distinzione tra buoni e cattivi sia l’indirizzo da perseguire, come trasparirebbe dai commenti degli esponenti di Governo e dalle forze politiche dell’attuale maggioranza.

Vogliamo fortemente accompagnare il processo di trasformazione e, per rispetto di tutti coloro che si impegnano quotidianamente, soprattutto in chiave volontaria, dobbiamo garantire una strumentazione adeguata per approdare nel nuovo sistema.