Appello urgente per la giustizia minorile italiana

Come associazioni impegnate nella tutela dei diritti umani, dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e dei diritti delle persone detenute siamo da tempo impegnate in ruoli diversi sul tema della detenzione di persone minorenni. Siamo oggi estremamente preoccupate per la deriva che sta prendendo il sistema della giustizia minorile italiana, un sistema che per tanto tempo è stato considerato quale un modello avanzato cui guardare in Europa e nel mondo.

Il codice di procedura penale minorile del 1988, anticipando gli standard internazionali della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo dell’89 ratificata con legge dal nostro paese nel 1991, si è dimostrato capace di proporre un approccio di tipo educativo al minorenne autore di reato, rendendo residual e la risposta carceraria e puntando sulla presa in carico del ragazzo o della ragazza e sul suo recupero alla vita sociale, nella consapevolezza che una personalità in evoluzione non può e non deve mai essere determinata al momento della commissione del reato.

Purtroppo, in una rapida trasformazione normativa e culturale, constatiamo una progressiva divergenza dai principi del DPR 448/88 e dagli standard internazionali, impegnativi per le nostre istituzioni, in favore di un’intenzione meramente punitiva c he, lontana dal dialogo rieducativo e da una reale presa in carico, procede con misure esclusivamente disciplinari senza la necessaria prospettiva di medio e lungo periodo capace di considerare l’impatto e l’efficacia di quanto messo in atto, sia dal
punto di vista educativo, sia da quello legato alla prevenzione della recidiva.

Nell’ottobre 2022, momento in cui si insedia l’attuale governo , le carceri minorili italiane ospitavano 392 minorenni e giovani adulti, meno del 3% del totale dei ragazzi complessivamente in carico ai servizi della giustizia minorile. Al 30 aprile 2025 si contano 611 presenze negli Istituti Penali per Minorenni, con un aumento di oltre il 55%. L’impennata nella crescita si è registrata in particolare dopo l’entrata in vigor e del cosiddetto Decreto Caivano nel settembre 2023, che ha ampliato la possibilità di applicazione della custodia cautelare per i minorenni e ridotto l’uso delle alternative al carcere. Tali numeri sarebbero ben superiori se non fosse che molti giovani anche quando hanno compiuto il reato da minorenni e che potevano permanere in Ipm fino ai 25 anni sono invece stati trasferiti in carceri per adulti al compimento della maggiore età, pratica che il Decreto Caivano ha grandemente facilitato in chiave punitiva nel totale disinteresse per il percorso educativo del giovane.
Da sottolineare come all’adozione del decreto, avvenuta all’indomani di tragici fatti di cronaca, non corrisponda un’effettiva emergenza nella criminalità minorile, che proprio nel 2023 aveva visto diminuire del 4,15% le segnalazioni a carico di minorenni.

Oggi ben 9 Ipm dei 17 presenti sul territorio nazionale soffrono di sovraffollamento, mai registrato in passato. A Treviso si sfiora il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili, i l Beccaria di Milano e l’Ipm di Quartucciu a Cagliari hanno un tasso di affollamento del 150%, Firenze supera il 147%. Ci si arrangia con materassi di gommapiuma gettati a terra la sera per far sdraiare i ragazzi in sovrannumero. Alla mancanza di spazio fisico corrisponde una difficoltà del sistema nel farsi carico dei giovani detenuti, che vivono spesso chiusi in cella quasi per l’intera giornata, privati di ogni attività significativa a partire da quella scolastica. Mancano percorsi individualizzati di reintegrazione sociale. integrazione sociale. Circa la metà delle presenze in carcere riguarda minorenni stranieri non accompagnati, che hanno alle Circa la metà delle presenze in carcere riguarda minorenni stranieri non accompagnati, che hanno alle spalle vissuti tragici, un mancato processo di accoglienza in spalle vissuti tragici, un mancato processo di accoglienza in Italia alle cui ben spiegabili difficoltà comportamentali si reagisce con il solo utilizzo smodato di psicofarmaci in chiave neutralizzante. con il solo utilizzo smodato di psicofarmaci in chiave neutralizzante.

Il sostanziale stato di abbandono che colpisce i ragazzi in Ipm e le condizioni di vita degradate sono alla base di molte proteste che hanno avuto luogo nelle carceri minorili nel alla base di molte proteste che hanno avuto luogo nelle carceri minorili nel corso dell’ultimo anno. Tali proteste, tuttavia, non hanno portato all’ascolto e all’apertura di un dialogo da parte dell’istituzione ma a reazioni punitive a reazioni punitive – disciplinari e penali – e a ulteriori chiusure del carcere.

Molti volontari che operano all’interno delle carceri minorili si sono visti restringere spazi di azione nel portare avanti attività ricreative e culturali con i ragazzi. Il nuovo reato di rivolta penitenziaria rischia adesso di seppellire i giovani detenuti sotto cumuli di anni aggiuntivi di carcere.

La soluzione al sovraffollamento non può essere quella individuata di recente che ha visto trasformare in Ipm una sezione del carcere bolognese per adulti della Dozza, transitata repentinamente sotto la gestione del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità con un atto amministrativo, che non ne muta tuttavia le caratteristiche strutturali. Un carcere minorile imprigionato in un carcere per adulti, i cui 50 posti servono a ospitare ragazzi maggiorenni provenienti dal circuito minorile e qui forzatamente trasferiti. La nuova destinazione di questa sezione rompe in maniera plastica il principio internazionalmente riconosciuto della netta distinzione che sempre deve esserci tra la risposta penale destinata agli adulti e quella destinata ai ragazzi. Sempre di più, al contrario, la nostra giustizia minorile va assomigliando a quella degli adulti tradendo principi ed impegni internazionali assunti dalle nostre istituzioni in relazione alle persone minorenni e alla loro relazione con il sistema di giustizia.

Negli anni passati, la forza del sistema italiano della giustizia minorile era quella di sapersi adattare alle necessità di ogni singolo giovane coinvolto nel proprio circuito. Oggi, nonostante la grande professionalità di operatori straordinari, il sistema è immobile e pretende che il ragazzo si adatti ad esso. Chi non ci riesce è tagliato fuori.

Consci che, come Papa Francesco affermò nel suo discorso alla delegazione internazionale dei penalisti tenuto nell’ottobre 2014, “gli Stati devono astenersi da l castigare penalmente i bambini” i quali “invece devono essere i destinatari di tutti i privilegi che lo Stato è in grado di offrire, tanto per quanto riguarda politiche di inclusione quanto per pratiche orientate a far crescere in loro il rispetto per la vita e per i diritti degli altri”, chiediamo di ripensare le politiche penali rivolte ai più giovani,
tornando ad abbracciare quel progetto educativo che si faceva carico di ogni singola storia di vita e che caratterizzava la giustizia minorile in Italia.

In linea con i principi e le norme della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, in particolare art. 37 e 40, ulteriormente specificati dal Comitato ONU CRC nel suo Commento Generale n°10 del 2007 e n°24 del 2019, tenendo presente l e linee guida del Consiglio d’Europa per una giustizia a misura di minorenne, alla luce della Direttiva UE 2016/800 sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali chiediamo:

  • l’abolizione del Decreto Caivano
  • l’assunzione di educatori e assistenti sociali adeguatamente formati anche in relazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alle loro specifiche vulnerabilità
  • la formazione adeguata, costante e verificata della polizia penitenziaria basata sui principi e le norme relative ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
  • la realizzazione di una valutazione individuale per ogni minorenne che entra in Ipm e di un piano educativo integrato che renda efficace il percorso rieducativo
  • la presenza costante in Ipm di competenze e risorse per la mediazione culturale
  • la chiusura immediata della sezione Ipm nel carcere per adulti di Bologna
  • la costituzione di sezioni a custodia attenuata, come previsto dal D. Lgs. n. 121/2018
  • l’effettiva possibilità di far usufruire i giovani in Ipm delle visite prolungate previste dal D. Lgs. n. 121/2018
  • l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2024 sull’affettività in carcere
  • l’ abolizione della sanzione disciplinare dell’isolamento penitenziario, come previsto dalla Regola 45 delle Mandela Rules delle Nazioni Unite
  • il raccordo degli Ipm con le scuole e i servizi del territorio anche prevedendo la frequentazione di scuole esterne da parte dei ragazzi
  • il maggiore impegno da parte delle Regioni nell’offerta di formazione professionale per i ragazzi nel circuito penale
  • il potenziamento del sostegno alle comunità che ospitano ragazzi del circuito penale, garantendo reale integrazione socio sanitaria
  • il monitoraggio della salute psico fisica e adeguata presa in carico per garantire sempre il superiore interesse delle persone minorenni
  • il supporto e il rinforzo di meccanismi per il monitoraggio indipendente di tutti i luoghi di detenzione dove sono presenti persone minorenni

ANTIGONE – Patrizio Gonnella, presidente; Susanna Marietti, coordinatrice nazionale
DEFENCE FOR CHILDREN ITALIA – Pippo Costella, direttore
LIBERA – Don Luigi Ciotti, Francesca Rispoli co-presidenti

Hanno finora aderito:
A Buon Diritto
ARCI
ARPJTETTO
Cittadinanzattiva
CNCA
CNVG – Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia
Fondazione Don Calabria per il Sociale
Ristretti Orizzonti
Terre des Hommes
UISP