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Una nuova e divertente versione de La patente di Luigi Pirandello, un atto unico derivato dall’omonima novella del 1911. Se ne fa risalire la stesura al 1917 in siciliano, nell’edizione scritta dall’autore per Angelo Musco; la versione in italiano dello stesso Pirandello è stata stesa tra il dicembre 1917 e il gennaio 1918.
È uno dei più originali e grotteschi atti di ribellione di un personaggio pirandelliano contro le ingiustizie della società. Pirandello mette in evidenza la tragica situazione in cui viene a trovarsi un poveretto bollato dalla società col marchio di menagramo, portasfortuna, jettatore: è odiato e sfuggito da tutti, chi lo incontra fa i debiti scongiuri, non ha amici, lui e la sua famiglia vivono nell’isolamento, le due belle figliuole da marito intristiscono in casa perché nessuno le vuole; egli perde addirittura il posto di lavoro ed è ridotto alla fame.
Il divertito umorismo di Pirandello sulla paura della jella e sulla reazione, a suo modo eroica, tragica e comica a un tempo, del singolare protagonista, crea un grottesco di alta qualità. L’obolo dei giudici spaventati ne rappre­senta il culmine: Rosario Chiàrchiaro inizia trionfalmente la sua professione di jettatore patentato proprio in quel tribunale che avrebbe dovuto pronun­ciarsi contro il malcostume di chi l’ha bollato con quel marchio infamante.
ingresso 10 euro
soci Arci 8 euro