
Parte il tour di presentazioni: primo appuntamento a Torino, domenica 1° giugno, nell’ambito del festival “Jazz is dead”
Per il “diritto alla festa”: popolare, ecologica, libera, accessibile
ROMA, 30 MAGGIO 2025 – Domenica 1° giugno, l’Arci lancia “FestA! Il Manifesto dei Festival”, nell’ambito della nuova edizione di “Jazz is dead”, festival promosso da Arci Torino.
FestA! è l’esito di un percorso partecipativo che ha coinvolto decine di realtà che organizzano festival. In particolare, il Manifesto dei festival culturali in Italia è stato scritto con la collaborazione di più di 60 festival, attraverso un percorso caratterizzato da tavoli online e da due assemblee svoltesi a Salemi (TP) e a Modena, progettati e coordinati dalla Commissione Cultura e Giovani di Arci nazionale.
La presentazione del 1° giugno a Torino vede la partecipazione di Marco Trulli, responsabile Cultura di Arci nazionale, Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, autori di “In giro per festival – Guida nomade agli eventi culturali” (Altreconomia),
i diversi referenti dei festival Jazz is Dead, Yucca Fest e del Festival di Arti popolari di Torino.
Se solo il 35% della popolazione si è recato almeno una volta presso un presidio culturale durante l’anno (Istat, dato 2023), è allora evidente la presenza di un problema strutturale di accesso alla cultura in tutto il paese. Proprio per queste ragioni Arci lancia il Manifesto: per rivendicare l’esigenza di sostenere e promuovere un’offerta culturale diffusa e popolare, che provi a mettere in discussione le distorsioni dell’industria culturale.
Per redigere e condividere il Manifesto, si è lavorato contaminando i diversi punti di vista, coinvolgendo reti, organizzatori, promoter, comunità locali, operatori e anche fruitori, a partire dalle esperienze che si riconoscono nella rete Arci, uniti da una missione trasformativa e non estrattiva, popolare e non elitaria, politica – nel più alto senso del termine, quello culturale – e non commerciale, perseguendo la sostenibilità, la cura e non esclusivamente il profitto.
Se con il termine “eventification” si descrive il fenomeno con il quale, in un dato lasso di tempo, tutto può essere messo in vetrina e venduto, dal suono ai nostri corpi, dal patrimonio naturale a quello culturale, per favorire l’attrattività di un territorio o per sbancare al botteghino, allora noi preferiamo parlare di “diritto alla festa”.
I Festival generano economie, promuovono la crescita del lavoro in ambito culturale, valorizzano professioni e maestranze. L’impatto sociale ed economico dei Festival è spesso invisibile e misurato nei soli termini del numero di spettatori, mentre crediamo sia fondamentale valorizzare l’impatto sociale che i Festival possono avere sulle comunità: in questo senso, il Manifesto è anche l’occasione di ribadire che, oltre all’economia del mutualismo e dell’autorganizzazione, la cultura ha bisogno di un importante sostegno statale, che per molte discipline oggetto dei nostri festival manca o è stato drasticamente tagliato.