Senza diritti non chiamatelo gioco. E neppure sport.

Comunicato congiunto Arci e Uisp sui Campionati Mondiali di calcio in Qatar

Il calcio dei grandi eventi planetari non può diventare terra di mezzo e mero strumento di sportwashing: la sospensione dei diritti e le migliaia di morti sul lavoro per organizzare i Mondiali in Qatar servano ad accendere i riflettori sulla opaca situazione in quella zona del mondo.

Dove non c’è garanzia di diritti umani e civili, di attenzione alla salute del pianeta, di libertà di informazione non può esserci spazio per lo sport messaggero di pace, libertà e convivenza tra i popoli.

Facciamo appello alla Fifa e al Cio affinché si aprano davvero ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale, alle libertà democratiche. Facciamo appello ai governi e alle istituzioni sovranazionali affinché sia alta l’attenzione ad evitare l’uso strumentale dei grandi eventi sportivi.

Siamo certi che i giornalisti di tutto il mondo sapranno raccontare ciò che avviene anche al di fuori dei rettangoli di gioco: non c’è civiltà senza diritti. Così come i protagonisti in campo sapranno esprimere valori di rispetto e di libertà per i diritti e la parità di genere: il calcio fa parte della vita, non è separato da essa.