Accanto al Movimento No Tav
ARCI Piemonte, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e il collettivo studentesco Alter.POLIS confermano l’impegno a fianco della popolazione e dei sindaci della Val di Susa nell’opposizione al progetto del tunnel Tav/Tac Torino-Lyon.
Da quasi 30 anni il diffuso movimento di opposizione alla seconda linea ferroviaria (Tav/Tac) Torino-Lyon chiede un confronto tecnico che possa prevedere come esito anche la cosiddetta “opzione zero”. Richiesta respinta, come da sempre è stata respinta la richiesta di procedere subito al trasferimento del traffico merci da gomma a rotaia, vietando o contingentando il traffico dei tir ed utilizzando il servizio ferroviario AFA (Autostrada Ferroviaria Alpina) avviato solo nel 2003, che collega l’interporto di Orbassano con Aiton (Savoia).
Le motivazioni contro la realizzazione di questo progetto per l’alta velocità sono sostenute dalle opinioni di autorevoli studiosi, tecnici ed esperti del settore.
Presidi, manifestazioni, studi e documentazioni, libri e conferenze pubbliche, hanno avuto come sola risposta tangibile lo sgombero dei presidi, la militarizzazione del territorio e la criminalizzazione del dissenso, pratiche che nel 2015 sono state censurate dal Tribunale Permanente dei Popoli che ha dichiarato che in Valsusa si sono violati i diritti fondamentali sia di natura procedurale e di informazione, sia per l’accesso alle vie giurisdizionali, ed anche i diritti fondamentali civili, libertà di parola ed espressione.
Per costruire una “grande opera” si dovrebbero stanziare enormi quantità di denaro pubblico, gravando sui contribuenti, mentre non si realizzano tantissimi interventi che cambierebbero immediatamente la qualità della vita dei cittadini, con un impatto ambientale ed occupazionale positivo:
– messa in sicurezza del territorio;
– ricostruzione in tempi certi dopo terremoti, alluvioni e calamità naturali in genere;
– edilizia scolastica (es. solo il 14,2% delle scuole è antisismico, l’81,2% rispetta i requisti di accessibilità, mentre in Piemonte ben il 67% delle scuole ha bisogno di interventi di manutenzione urgente);
– sanità pubblica;
– gestione dei rifiuti (è di questi giorni al notizia che l’UE ha fatto partire la causa d’infrazione per 41 discariche fuori norma).
La città di Torino è in cima alla classifica nel rapporto automobili/abitanti, vive una situazione particolarmente critica per lo smog (Pm10, biossido di azoto, ozono), e per risolvere il problema inquinamento si propone di scavare in Valsusa un tunnel di 57 km!
Occorre dare priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città perché è nei grandi centri urbani che si gioca la sfida fondamentale della mobilità italiana: Lione (che ha la metà degli abitanti di Torino) ha 4 linee di Metropolitana, mentre Torino ne ha una in fase di completamento.
Il tunnel di base non è affatto indispensabile per l’economia italiana ed europea:
– non diminuirà il traffico pesante dalle strade, perché non viene garantito in alcun documento che una volta aperto il tunnel ci sarà il blocco dei tir come avviene in Svizzera;
– non ridurrà i tempi di percorrenza tra Lione e Milano perché gli interventi sul nodo di Torino (il primo tratto di linea a rischio saturazione) e sulla linea storica sono rinviati;
– non risolve la questione dei pendolari che continuano a veder peggiorare il servizio lungo la linea (in Piemonte dal 2011 sono state chiuse 14 linee cosiddette “minori”, con un taglio complessivo del servizio dal 2010 al 2017 del 4,9%).