Carceri, nel decreto i domiciliari per le pene lievi, si poteva fare di più

Dopo le rivolte, i morti, le proteste dei familiari dei detenuti il provvedimento sulle carceri è arrivato. Sono previsti gli arresti domiciliari per i detenuti che hanno pene da scontare sino a 18 mesi; qualora la pena sia superiore a 6 mesi sarà applicato il braccialetto elettronico. L’obiettivo è quello di diminuire la presenza nelle carceri per gestire meglio l’emergenza coronavirus e ridurre il rischio di contagio in spazi che difficilmente possono garantire il distanziamento personale.

Saranno esclusi i detenuti responsabili di gravi reati, i delinquenti abituali e quelli coinvolti nelle violenze dei giorni scorsi. Queste nuove disposizioni saranno valide fino al 30 giugno e prevedono una procedura per la concessione della detenzione domiciliare molto più snella dell’attuale, con l’eliminazione di alcuni passaggi. Rispetto alla disciplina attuale sono state previste maggiori esclusioni, come quella dei detenuti che hanno commesso violazioni disciplinari. Entro dieci giorni il Capo del Dap farà un piano di distribuzione dei braccialetti elettronici, tenuto conto della capienza dei singoli istituti,  del numero dei detenuti ristretti e delle concrete emergenze sanitarie. L’allontanamento dal domicilio sarà punito come l’evasione e quindi con pene detentive più elevate della pena da scontare (un anno nel minimo e tre anni nel massimo). 

Antigone, Anpi, Arci e gruppo Abele avevano scritto una lettera al governo sulla situazione degli istituti penitenziari: «I posti disponibili nelle carceri sono 50.931, cui vanno sottratti quelli resi inagibili nei giorni scorsi. I detenuti presenti, alla fine di febbraio, erano 61.230. Alcuni istituti arrivano a un tasso di affollamento del 190 per cento. Ogni giorno i detenuti sentono dire alla televisione che bisogna mantenere le distanze, salvo poi ritrovarsi in tre persone in celle da 12 metri quadri. Le condizioni igienico-sanitarie sono spesso precarie. Nel 2019 Antigone ha visitato 100 istituti: in quasi la metà c’erano celle senza acqua calda, in più della metà c’erano celle senza doccia. Spesso mancano prodotti per la pulizia e l’igiene. Con questi numeri, se dovesse entrare il virus in carcere, sarebbe una catastrofe per detenuti e operatori». 

Sono urgenti interventi straordinari per far diminuire la presenza di detenuti nelle carceri italiane, oltre alle associazioni si sono aggiunti tutti i garanti dei detenuti dopo la notizia dei casi di contagio nel carcere – ora sono dieci -ma ne arriveranno altri si teme. Purtroppo il decreto emanato non è sufficiente, si poteva e doveva fare di più.