Siamo eredi di un’antica tradizione mutualistica e di una lunga storia associativa, quella dei movimenti popolari e antifascisti che hanno contribuito a costruire e consolidare la democrazia italiana fondata sulla Costituzione.
Nella seconda metà dell’800, con l’avvento dell’industrializzazione e la formazione dello stato unitario, si sviluppano Società operaie di mutuo soccorso, che si occupano di assistenza e mutualità, diventando punto di riferimento per la nascente classe operaia.
Da questo humus nascerà a Milano, per iniziativa delle S.O.M.S., la prima Camera del Lavoro.
Influenzate da ideali mazziniani, anarchici e socialisti, le S.O.M.S. perdono rapidamente la apoliticità delle origini. Alcune continuano a occuparsi esclusivamente di assistenza e mutuo soccorso, mentre altre si impegnano attivamente per i diritti dei lavoratori.
Diventano luoghi di ritrovo, di cultura, di istruzione. Nei primi vent’anni del ‘900 questo movimento associativo cresce e si diversifica, con la costituzione di circoli ricreativi, culturali e sportivi. Nascono, in particolare in Toscana, le prime Case del Popolo, luoghi non solo di organizzazione politica, ma anche di ricreazione nelle ore libere dal lavoro.
Negli anni della Grande Guerra, i circoli culturali, le Case del Popolo e le S.M.S. organizzano aiuti per i cittadini, i soldati e le loro famiglie.
Con l’avvento del fascismo le libere organizzazioni dei lavoratori vengono represse, le sedi requisite e trasformate in ‘Case del fascio’. Nel 1924 le S.M.S. e le altre associazioni vengono sciolte per decreto. Ogni resistenza a queste decisioni viene stroncata con le Leggi Speciali del ’26 e la costituzione dell’Opera Nazionale Dopolavoro, in cui avrebbe dovuto confluire ogni soggetto associativo.
Vengono valorizzate le esperienze precedenti. Si procede, grazie al lavoro volontario e alle sottoscrizioni, alla ristrutturazione degli immobili sequestrati o danneggiati. Si sottovaluta però il problema della regolarizzazione della proprietà e questo consentirà al Governo di reclamarne la restituzione o il pagamento di affitti esorbitanti. Solo pochi circoli riescono a conservare la sede.
Intanto l’Opera Nazionale Dopolavoro viene trasformata in Ente Nazionale Assistenza Lavoratori (ENAL) e la direzione affidata a un commissario di nomina. Con la rottura dell’unità antifascista e le elezioni del 18 aprile del ’48, molte organizzazioni fino ad allora gestite unitariamente si dividono. Prima i cattolici, poi i repubblicani costituiscono proprie organizzazioni del tempo libero: nascono le ACLI, l’ENDAS, la GIAC, alle quali vengono riconosciuti tutti i benefici di legge e concessa l’utilizzazione di strutture appartenenti all’ENAL e al Commissariato della gioventù. Nel 1955 il Ministro Scelba firma il nuovo statuto dell’ENAL, che non accoglie nessuna istanza di democratizzazione.
Matura così l’idea di dar vita a un’organizzazione nazionale di tutti i circoli, Case del Popolo, S.M.S. che si riconoscono nei valori democratici e antifascisti.
In alcune province si formano alleanze tra i circoli e nel 1956 si costituiscono in ‘Alleanza per la ricreazione popolare’.
Un comitato nazionale – promosso in particolare dai circoli di Bologna, Firenze, Novara, Pisa e Torino – indice nel capoluogo toscano il convegno Per una convenzione nazionale della ricreazione.
Il ‘Comitato d’iniziativa’ presenta un documento che indica la necessità di un’organizzazione nazionale unitaria e democratica per la ricreazione dei lavoratori.
La convenzione nazionale approva lo Statuto della costituenda Associazione Ricreativa Culturale Italiana (Arci) ed elegge un Consiglio direttivo di 35 membri che rimarrà in carica fino alla convocazione del congresso nazionale. La ‘Convenzione’, che si svolge nel 1957 è, nei fatti, il primo congresso nazionale dell’ARCI.
La decisione di costituire un’organizzazione unitaria in campo culturale e ricreativo è legata anche all’attenzione che si comincia a prestare all’impiego del tempo libero, che assume dignità di diritto.
Negli anni ’50, l’attività delle Case del Popolo era stata per lo più caratterizzata dall’impegno partitico-sindacale e da iniziative promosse da ‘comitati per divertimenti’.
Il tentativo di arricchire la capacità di iniziativa culturale dell’Arci inizia con la preparazione, insieme alla Società Umanitaria di Milano, di un convegno sul tempo libero, a cui partecipano – ed è la prima occasione di interlocuzione – anche le Acli.
Inizia il periodo del cosiddetto ‘miracolo economico’. In Italia si determinano grossi cambiamenti legati allo sviluppo produttivo e del terziario, all’aumento dei consumi, alle trasformazioni tecnologiche, alle conquiste nel mondo del lavoro come la riduzione d’orario a 40 ore. I Circoli e le Case del Popolo intercettano questi mutamenti.
Si aprono nuove sedi e comincia un efficace lavoro culturale. Si avvia un percorso di elaborazione e iniziative per contribuire al superamento della separazione fra ‘la cultura dei semplici’ e ‘la cultura degli intellettuali’. Viene promossa la riflessione sulla definizione di tempo libero’ come ‘tempo liberato dal lavoro’, confrontandosi con gli approfondimenti teorici dell’epoca.
Nel 1961 viene costituita ARTA (Associazione dei radioteleabbonati) per una riforma della Rai (allora sotto diretto controllo del governo). L’Associazione crea centri d’ascolto e istituisce un premio per le migliori produzioni televisive.
La prima rilevazione sui tempi di occupazione del telegiornale da parte dei partiti di governo e lo studio semiologico dei messaggi effettuato da Umberto Eco viene realizzato dal SAP, gruppo di ascolto ARCI di Bologna.
Nel 1966, il IV Congresso stabilisce che l’Arci può promuovere associazioni in specifici settori culturali.
Nel 1967 viene costituita l’Ucca, comincia il lavoro di costruzione di Arci Sport che porterà alla nascita di Arci Caccia e di Arci Pesca. Nello stesso anno giunge il riconoscimento ministeriale. Intanto si discute dell’organizzazione di una struttura di servizio per gruppi teatrali di base. A Prato viene organizzato un convegno cui parteciperà anche Dario Fo.
L’Arci affronta il biennio ’68 -’69 forte di una elaborazione che la rende sensibile alle tematiche che il movimento giovanile, poi operaio, portano avanti. Per certi versi anticipa la critica alla ‘cultura elitaria borghese’ cui contrappone la crescita culturale di massa. Il giudizio dell’Arci verso il mercato e l’industria culturale di quegli anni è fortemente critico. Nasce in questo clima e da rapporti come quello con Dario Fo, l’esperienza del circuito teatrale alternativo e la stagione dei cineforum. Soprattutto in alcune zone, per contribuire a rendere effettivo il diritto allo studio, si sviluppano interessanti esperienze di doposcuola e altre attività specifiche per ragazzi.
L’associazione è impegnata in grandi campagne di impegno civile e di solidarietà, come quelle contro il golpe in Cile o per sostenere la battaglia referendaria a favore della legge sul divorzio.
Nel frattempo, viene abolita l’Enal mentre si consolida il rapporto con Acli ed Endas. Insieme daranno vita a esperienze significative.
Nel 1973 Arci e Uisp si unificano. Prosegue l’impegno per la democratizzazione della cultura; viene proposto, tra l’altro, che gli enti locali si impegnino nella programmazione culturale sul territorio.
Nel 1972 nasce il circuito democratico del cinema con la cooperativa Nuova Comunicazione
Nella prima metà degli anni ´80 l’Arci promuove nuovi soggetti associativi, alcuni dei quali, oggi autonomi, esistono ancora.
Altre esperienze riconfluiranno invece dentro l’associazione. Nascono Legambiente, la LEID (Lega emittenza democratica), Arci Kids, Arci gay, Arci donna, Arci ragazzi, Arci gola, Arci media.
L’attività è molto intensa, soprattutto in campo culturale: ARCI cura la promozione di festival ed eventi offrendo spunto a produzioni musicali e teatrali indipendenti, ( è tra i promotori della Biennale dei giovani artisti a Barcellona) oltre che a curare l’organizzazione di grandi concerti come quello di Patti Smith e di Lou Reed.
Nell´86 l’associazione cambia ancora modello organizzativo, trasformandosi in confederazione di associazioni autonome. Nel 1987 nasce Arci Nova, che raccoglie l’eredità della vecchia Arci nel rapporto con i circoli e nell’impegno sul terreno culturale.
All’inizio degli anni ’90, con le grandi modificazioni dello scenario nazionale e internazionale, il contesto politico muta profondamente.
Si allarga nel periodo di tangentopoli la distanza fra cittadini, politica ed istituzioni. Questo vuoto di rappresentanza e di relazioni è spesso colmato proprio dal ruolo svolto da associazioni e movimenti.
La Confederazione Arci e Arcinova reagiscono alle sfide poste dai grandi cambiamenti in atto con una comune volontà di rinnovamento che parte anzitutto dal recupero dei valori originari: la solidarietà, la mutualità, la promozione e la sperimentazione culturale, la partecipazione attiva dei cittadini alla vita democratica.
Si sperimentano nuovi settori di attività nel campo dell’impegno sociale, della cooperazione e delle relazioni internazionali, delle iniziative di lotta all’esclusione sociale e al razzismo.
Nel 1994 inizia il percorso che porta alla costituzione di ‘Arci Nuova Associazione’, soggetto in cui confluiscono Arcinova e molte delle esperienze nate nell’ambito della Confederazione. Altre realtà legate all’Arci come la Uisp, Legambiente, Arci Gay, Arci Ragazzi e Movimento Consumatori stringono con la nuova associazione un patto federativo.
Nel 1994 diventa presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e si consolida un nuovo asse di centro-destra che imprime una svolta iperliberista in campo economico. È l’inizio del ‘berlusconismo’, con l’affermarsi di un modello di società fondato sull’individualismo, l’abbassamento dei diritti e delle tutele sociali. Sono tendenze che segneranno a fondo la nostra società, nonostante la parentesi, dal ’96, dei cinque anni di governo Prodi. Sono anche gli anni della guerra della NATO contro la Serbia. L’Arci si schiera decisamente contro la scelta del governo di centro sinistra di partecipare alla missione e promuove iniziative di solidarietà nei paesi dell’ex-Jugoslavia.
Nel dicembre 1996 si svolge a Firenze l’Assemblea nazionale dei circoli ARCI.
Nel 1997, all’XI congresso nazionale, viene eletto presidente Tom Benetollo, che contribuirà al rilancio progettuale e politico dell’associazione.
Nella seconda metà degli anni ’90, l’Arci è fra i fondatori del Forum Nazionale del Terzo Settore, di Banca Popolare Etica, di Libera e di TransFair.
Dopo Seattle (settembre 1999), il movimento di critica alla globalizzazione neoliberista si espande in tutto il mondo. L’Arci sceglie di esserne parte attiva, e partecipa al primo Forum Sociale Mondiale.
Nel luglio del 2001 è tra i promotori delle iniziative organizzate a Genova in occasione del G8 e poco dopo svolge un ruolo determinante nella preparazione del primo Forum Sociale Europeo, che si tiene a Firenze nel novembre 2002 e che registra un successo straordinario di partecipazione e di consensi.
Pochi mesi dopo, il 15 febbraio del 2003, contro la minaccia di una nuova guerra Usa all’Iraq, 110 milioni di persone si mobilitano in tutto il mondo, compresa l’Italia, con una imponente manifestazione indetta da Fermiamo la guerra.
Nel 2004 muore improvvisamente Tom Benetollo. È un colpo durissimo per l’associazione, che però reagisce con maturità e grande unità, riprendendo il cammino e il progetto politico da lui tracciato.
Nel congresso straordinario che si tiene a Roma, viene nominato presidente Paolo Beni.
Nel febbraio del 2006 a Cervia si tiene il congresso nazionale, che affida la presidenza a Paolo Beni.
L’associazione rilancia con forza il suo progetto e decide di tornare a chiamarsi semplicemente Arci, come nel 1957.
Il successivo congresso nazionale, che conferma Paolo Beni alla presidenza, si svolge a Chianciano nella primavera del 2010.
La crisi economica e finanziaria globale iniziata nel 2008 sta producendo anche in Italia effetti pesanti, con la crescita di disoccupazione, diseguaglianze e precarietà. A questa si associa una profonda regressione culturale e morale, ed è sempre più evidente la crisi dell’etica pubblica e della democrazia.
Con la conferenza organizzativa tenuta a Tivoli nel novembre del 2012, l’Arci rilancia con forza il suo progetto associativo proponendosi come motore nei suoi circoli e nelle comunità locali, di un capillare lavoro di animazione sociale e di ricostruzione culturale.
Nel febbraio 2013 si tengono le elezioni politiche, che fanno registrare una vittoria di stretta misura della coalizione di centro-sinistra sul centro-destra, e una affermazione del Movimento 5 Stelle, guidato da Beppe Grillo.
Nel giugno 2013 l’Arci organizza a Viterbo il suo Forum nazionale, individuando come terreni principali di intervento: ‘democrazia, politica e partecipazione’, ‘crisi economica e risposta sociale’, ‘cittadinanza e diritti’.
La data del XVI Congresso nazionale viene fissata al 14, 15 e 16 marzo 2014.
L’assemblea congressuale viene riconvocata il 14 giugno per l’elezione del Consiglio Nazionale che, riunitosi nella stessa giornata, elegge la prima donna Presidente nazionale della storia dell’Arci, Francesca Chiavacci.
Vengono eletti inoltre Filippo Miraglia Vicepresidente e Luciana Castellina Presidente onoraria. Miraglia vicepresidente vicario.
Le politiche del rigore lasciano sul campo effetti devastanti. Le disuguaglianze raggiungono livelli altissimi, la ripresa economica è troppo debole e non produce dinamiche di redistribuzione. La minaccia del terrorismo si espande e arriva a colpire numerose città d’Europa. Guerre e conflitti continuano a incendiare il mondo – la Siria è, sopra tutti, l’emblema – ed esplodono i flussi migratori, in particolare da Medio Oriente e Africa verso l’Europa.
La fase della difficile uscita dalla crisi è complicata. Crescono ovunque movimenti nazionalisti e sovranisti, xenofobi. La Gran Bretagna vota per uscire dall’UE e nel vecchio continente, a partire da est, si fa forte la voce dell’Europa dei muri. Donald Trump, grazie anche al consenso tra i ceti che più hanno pagato la crisi, succede a Barack Obama come presidente degli Stati Uniti.
In Italia, l’Arci lavora per contrastare questa pericolosa offensiva culturale regressiva. Al suo interno avvia un percorso di riorganizzazione teso ad adeguare l’associazione al tempo nuovo e tenere insieme le multiformi articolazioni in cui si è sviluppata in questi anni. Contemporaneamente consolida rapporti e relazioni con organizzazioni come Anpi e Cgil.
Nel 2016 l’Arci è in prima fila, assieme all’associazionismo LGBT, nella battaglia per l’approvazione di una storica legge sulle unioni civili.
Nel dicembre dello stesso anno è protagonista, in una difficile campagna, nella battaglia per il NO al referendum sulla riforma costituzionale.
Nel 2017 l’Arci celebra il proprio sessantesimo anniversario. Organizza La democrazia sconfigge la crisi, iniziativa cui invita al confronto sulle proprie tematiche tutte le forze della sinistra e, successivamente, in una cerimonia alla Camera, alla presenza della Presidente Laura Boldrini.
L’associazione in questi anni rafforza il suo impegno sul fronte dell’accoglienza e dell’antirazzismo. Negli anni della grande ondata migratoria, organizza il Festival Sabir in Sicilia ( nel 2014 a Lampedusa, nel 2016 a Pozzallo e nel 2017 a Siracusa) , rilancia in Italia la campagna Welcome refugees, è promotrice della proposta di legge di iniziativa popolare che fa parte della campagna Ero straniero.
Al tempo stesso la sua iniziativa consente di riequilibrare, a tutela dell’associazionismo di promozione sociale, la legge di riforma del Terzo Settore, che verrà approvata nel 2017 , eccessivamente spostata nelle sue prime stesure sulla valorizzazione dell’impresa sociale e sulle economia no-profit.
Di fronte al susseguirsi di episodi di intolleranza e alla crescita di movimenti neofascisti, l’Arci rinnova il suo impegno per una cultura diffusa dell’antifascismo e della memoria, oltre che con la propria presenza nelle manifestazioni e nei presidi, attraverso l’organizzazione di viaggi della memoria, convegni di approfondimento e campagne comunicative.
Dal 7 al 10 giugno 2018 ARCI svolgerà il suo XVII Congresso nazionale.