Chi sono i/le giovani che fanno servizio civile? I risultati del monitoraggio di ASC

L’identikit del volontario in servizio civile nella rete Arci Servizio Civile?

È una ragazza, ha 24 anni, ha un diploma e studia ancora per arrivare alla laurea.

Sono i risultati del primo monitoraggio sui giovani attualmente in servizio civile nella rete ASC che l’associazione realizza per ogni bando fin dalle prime partenze di servizio civile nazionale nel 2001.

Tutti i giovani in servizio vengono intervistati, con l’obiettivo sia di verificare l’andamento dei progetti nel loro complesso sia di dare elementi puntuali di valutazione per ognuno di essi, in modo da correggere eventuali problemi e difficoltà che dovessero emergere.

In particolare, i dati illustrati fanno riferimento a oltre 1.800 giovani impegnati in più di 280 progetti della rete ASC in tutta Italia.

Dall’identikit del volontario medio apprendiamo che in realtà dovremmo parlare al femminile, perché le ragazze sono più numerose dei maschi: questo era ancora più vero un tempo, perché la percentuale di maschi che si avvicinano al servizio civile sta lentamente aumentando, fino al 41% dei volontari di oggi.

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Una proposta progettuale più ampia, in termini quantitativi e qualitativi, e il fatto che anche per i maschi il servizio civile sia un’opzione da valutare stanno provocando questo cambiamento. Del resto, con un mondo del lavoro che offre poche opportunità – tanto ai maschi quanto alle femmine – e prospetta contratti precari o la non occupazione, il servizio civile è una strada da percorrere per crescere, formarsi e costruirsi gli strumenti per la vita adulta.

Al servizio civile non si arriva per caso, ma per scelta: lo dimostra il livello di istruzione dei volontari. Anche se in larga parte sono diplomati, tra di loro c’è il 34% di laureati, il doppio di quanto si riscontra tra i giovani della stessa età, secondo i dati Istat.

Per quanto sappiamo di che cosa comporti avere un titolo di studio più elevato, pur con tutte le cautele che si possono applicare, possiamo dire che chi è laureato è in genere più informato, più attento e con uno spirito critico più sviluppato. Ovvero, arriva al servizio civile più consapevole di quanto sta facendo. E, va aggiunto, con maggiori aspettative e pronto a cogliere immediatamente le criticità. Ma non basta. Il volontario di servizio civile è cosmopolita: il 17% di chi ha frequentato l’Università ha partecipato al programma Erasmus e il 14% ha soggiornato per periodi significativi all’estero.

E poi parla le lingue straniere, in particolare l’inglese – che il 25% parla addirittura in modo fluente – ma anche il francese. Come chi lavora con questi ragazzi nelle attività quotidiane, gli operatori di progetto, i referenti delle organizzazioni, sa benissimo, i ragazzi del servizio civile sono preparati ed esigenti: è essenziale che vivano un’esperienza all’altezza delle loro aspettative.