#climatestrike Il 15 marzo la protesta mondiale sul clima

«Siamo l’ultima generazione che può salvare il pianeta dal riscaldamento globale. Restano meno di dodici anni per impedire che i cambiamenti climatici in atto diventino irreversibili». Un manifesto che pesa come una condanna su tutti, che va oltre l’invito a sostegno delle politiche sostenibili ma che vuole diffondere una consapevolezza in grado di cambiare lo stile di vita. Parte da qui lo Sciopero Mondiale per il Clima, la mobilitazione promossa dal movimento Fridays For Future che si svolgerà venerdì in tutto il mondo. Sono tante le città che si sono mobilitate spontaneamente. Saranno diverse migliaia le persone impegnate in Italia, milioni in tutto il mondo, decine le associazioni non solo ambientaliste che hanno già aderito all’iniziativa e molte scuole scenderanno in piazza per difendere l’ambiente. Un movimento partito da Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata il simbolo della lotta contro il cambiamento climatico. La studentessa di Stoccolma che chiede, tutti i venerdì da un anno, alla politica di prendere posizione contro il riscaldamento globale. E la protesta, partita dal Nord Europa, è arrivata anche in Italia con numerose città che aderiscono alla mobilitazione. L’obiettivo è chiedere alle politiche mondiali e locali un immediato e concreto impegno per l’emergenza climatica, documentata dalla Comunità Scientifica Mondiale, comprovata dalla COP di Parigi e attuale priorità dell’Agenda 2030. Dalle piazze reali a quelle virtuali. La protesta mondiale del clima si potrà seguire anche sui social con l’hashtag #ClimateStrike. Non possiamo fermaci alla sola testimonianza. L’impegno deve essere concreto: l’Arci sa che alla mobilitazione devono seguire i comportamenti delle persone e questo è l’impegno che dobbiamo assumere. Dobbiamo però evitare di trasformare l’ambientalismo in una militanza di élite, perché in questo caso sarebbe una battaglia persa in partenza. La conversione ecologica non deve escludere nessuno e neanche scaricare l’impatto più alto sui più deboli.