Cominciamo a calmare la febbre del nostro bistrattato pianeta

Abbiamo ancora negli occhi le immagini della tragedia di Casteldaccia in Sicilia, dei danni a strade e ponti in Liguria, Piemonte e Lombardia, delle bombe d’acqua in Calabria e Sardegna, dei blocchi di grandine galleggianti per le strade a Roma, delle foreste del Nord Est rase al suolo dal forte vento e diventate il simbolo degli ingenti danni tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

«Stiamo già vedendo le conseguenze di un riscaldamento globale di 1°C quali, tra gli altri, l’aumento di eventi meteo estremi, innalzamento del livello del mare, diminuzione del ghiaccio marino in Artico», ha detto Panmao Zhai del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC). Con buona pace di Donald Trump e dei suoi colleghi negazionisti, nascondere questa realtà diventa sempre più grottesco.

Per capire quel che sta accadendo, bisogna aver chiaro che la complicità dell’azione umana in questi disastri è duplice. Da un lato infatti siamo causa del riscaldamento terrestre che amplifica i fenomeni atmosferici, dall’altro la colpa dell’uomo si presenta sotto forma di abusivismo, incuria del territorio ed eccessiva cementificazione dei suoli.

D’altra parte da più di vent’anni gli esperti di tutto il mondo dicono a gran voce che si deve agire velocemente. Dall’ultimo rapporto del IPCC emerge che ci restano solo 12 anni per tentare di mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia  dell’ 1.5°C stabilita nell’Accordo internazionale sul Clima di Parigi, ovvero pochissimo tempo per evitare che questi cambiamenti assumano forme ben più drammatiche di quelle che stiamo vivendo già oggi.  Per farlo servono politiche stringenti e coraggiose che da un lato riducano drasticamente il nostro impatto sull’ambiente con un’azione di prevenzione e dall’altro si occupino di mitigare gli effetti di quel cambiamento che è ormai già avvenuto.

In questo senso accogliamo con piacere le parole pronunciate ai microfoni di Radio Rai3 della Sottosegretaria per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare Vannia Gava, la quale si dice favorevole ad una legge che blocchi il consumo di suolo che, come ci ricorda l’Ispra, in Italia viaggia a ritmi preoccupanti con incremento massimo tra 2016 e 2017 proprio nelle tre regioni del nord est più colpite dalle intemperie e dove i danni ammontano secondo il governatore Zaia a oltre 1miliardo di euro nel solo Veneto.

Speriamo che la volontà della Sottosegretaria sia la stessa del governo di cui fa parte e del vice-primo ministro e compagno di partito Matteo Salvini. In conferenza stampa a Belluno, dopo aver attaccato un non meglio definito ‘ambientalismo da salotto’, quest’ultimo  ha fatto una dichiarazione con la quale non possiamo che concordare, almeno in parte: «Non è solo madre natura che si incattivisce, ma è […] l’ignoranza dell’uomo a volte a causare questi disastri».

A maggior ragione dopo queste parole non possiamo che invitarlo a seguire questa strada di consapevolezza e volontà ambientalista piuttosto che felicitarsi per l’elezione in Brasile di un presidente come Bolsonaro che con le sue dichiarazioni si autocandida ad essere un pericoloso eco-terrorista.

Si fermino i cantieri delle grandi opere inutili e ormai superate dalla storia, a partire dalla TAV Torino-Lione e dal TAP, simbolo della visione ottusa che l’ha generata e che pensa di poter ancora investire in fonti energetiche fossili quando solo una riconversione energetica e strutturale del paese potrebbe coniugare eco sostenibilità, miglioramento dello stato di salute e tutela dei posti di lavoro.

Si lavori invece per rendere legge la proposta del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio (http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/la-nostra-proposta-di-legge) che è stata elaborata da numerosi esperti per rispondere concretamente ai problemi idrogeologici del nostro territorio con una visione compatibile con gli impegni di Parigi. Ci auguriamo di vederla presto approvata in Parlamento così che si possa mettere un freno all’ ‘ignoranza dell’uomo’ e cominciare a calmare la febbre del nostro bistrattato pianeta.