Democrazia e partecipazione per uscire dalla crisi sociale e culturale

Siamo quasi alla fine di una campagna elettorale poco coinvolgente. Segnata da un preoccupante clima di violenza, da lacerazioni a sinistra e da scarsa partecipazione popolare. Ma restiamo convinti che le elezioni politiche del 4 marzo siano un passaggio importante per la democrazia del Paese. Cadono in una fase in cui gli effetti della crisi economica e sociale continuano a farsi sentire, aumentano povertà e diseguaglianze, incertezze e paura. Senza risposte urgenti ed efficaci sul piano sociale, aumenteranno risentimento, disgregazione sociale, sfiducia nelle istituzioni. Il rischio che questo malessere venga strumentalizzato da forze che si rifanno al fascismo e praticano il razzismo anche con modalità violente è ormai una realtà sempre più diffusa. Lo abbiamo toccato con mano dopo i tragici fatti di Macerata. È necessario agire prima che sia troppo tardi.  E, innanzitutto per noi, è importante impegnarsi per rilanciare la partecipazione al voto e arginare l’astensione. A noi spetta continuare a lavorare per tenere al centro del dibattito la questione sociale, economica e culturale. Un intreccio di nodi che costituiscono una gigantesca questione democratica.

L’esercizio del diritto di voto è un momento fondamentale  per tener viva la nostra democrazia e la rappresentanza. Tanto più che l’attuale legge elettorale certamente non favorisce il coinvolgimento di chi si riconosce nei valori della sinistra.

Pensiamo che le forze di sinistra e di centrosinistra debbano proporre programmi, ma soprattutto azioni concrete, che rispondano ai bisogni delle comunità e operino un profondo cambiamento nei rapporti con i cittadini, dando maggiore attenzione a ciò che si muove non solo dentro, ma anche e soprattutto  fuori dai partiti.

La nostra associazione è presente e radicata su tutto il territorio nazionale, è un sensore attento dei bisogni sociali cui è urgente dare risposte. È necessario redistribuire la ricchezza, ridurre le diseguaglianze, investire nell’istruzione, nella cultura, nella ricerca e nella sanità pubbliche. Ricostruire il Paese significa per noi affrontare i temi dell’accesso alla cultura, della giustizia sociale, di quella climatica, della riconversione ecologica, dei diritti civili, della pace, delle politiche di cooperazione, della legalità democratica e dell’antimafia sociale, dell’educazione permanente. Combattere il razzismo, migliorare il sistema di accoglienza, smetterla di considerare i flussi migratori come un’emergenza e una questione di ordine pubblico. Riportare nell’agenda politica il tema del Mezzogiorno, focalizzando i fenomeni che hanno determinato uno sviluppo disuguale.

Abbiamo provato ad elencare alcune idee da sottoporre a chi si candida a governare il Paese a partire da questi temi. Pensiamo si debbano dare segnali sul piano dell’accesso alla cultura, e per questo siamo per esempio convinti che possa essere utile introdurre forme di agevolazione fiscale per i bambini e i ragazzi che intendono imparare o approfondire l’uso di uno strumento musicale. Così come pensiamo che sia necessario rilanciare la rete delle biblioteche sui territori, a partire dalle periferie. Chiediamo a chi si candida a sinistra di riprendere il filo per l’approvazione di alcune leggi di civiltà: la cittadinanza per centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi nati in Italia da genitori stranieri e la depenalizzazione delle droghe leggere, che consentirebbe di stroncare un mercato gestito da mafie e criminalità organizzata.

Occorrono idee e azioni capaci di orientare un’uscita dalla crisi sociale e culturale del paese non nella direzione della paura e dell’odio, ma verso quella dell’inclusione e della solidarietà.

Solo con la democrazia si può uscire dalla crisi. Solo così sarà possibile ricostruire fiducia, speranza nel futuro, partecipazione popolare nella sfera delle istituzioni, in un processo di rinascita sociale e culturale che l’area della sinistra può tornare a guidare.