A poche ore dalla decisione della Corte internazionale di Giustizia, che il 26 gennaio ha messo sotto inchiesta Israele per genocidio, gli Stati Uniti – e poi Regno Unito, Canada, Australia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Finlandia – hanno sospeso i fondi per l’Unrwa, l’agenzia Onu per lɜ rifugiatɜ palestinesi.
Non è una coincidenza. È una vergognosa ritorsione, un’ulteriore punizione collettiva inflitta alla già martoriata popolazione palestinese, che ora più che mai ha bisogno urgente di cibo, medicine, alloggi e altri aiuti – e solo l’Unrwa è in grado di assicurarli, per la capillarità della sua presenza e per il suo mandato.
La decisione di sospendere i finanziamenti all’Unrwa arriva dopo l’accusa che Israele ha rivolto ai 12 dipendenti dell’agenzia, che sarebbero stati coinvolti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Indipendentemente dalla veridicità di questa affermazione, 12 individui – peraltro già sospesi dal lavoro – su un totale di 30mila dipendenti (lo 0,04% del totale) dell’agenzia non costituiscono certo una valida ragione per sospendere i fondi all’agenzia. Volendo applicare la stessa logica, sarebbe come decidere di sciogliere un comune italiano, chiudendo anche trasporti pubblici e scuole, a seguito dell’arresto di qualche dipendente comunale.
È palese che Israele abbia cercato, sollevando questo scandalo, di controbilanciare la dura sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, di vendicarsi delle Nazioni Unite, e nel contempo di stringere ulteriormente la sua morsa mortale sulla popolazione di Gaza. Ed è inconcepibile e scandaloso che molti paesi occidentali si siano accodati, sospendendo i fondi all’Unrwa: è una decisione che contravviene ai precisi obblighi contenuti nella sentenza della Corte, che impone di “prevenire possibili atti genocidari” anche “consentendo la fornitura di servizi di base e assistenza umanitaria”.
Dal 7 ottobre oltre 26mila palestinesi sono statɜ uccisɜ a Gaza e altre migliaia sono dispersɜ sotto le macerie, mentre molte altre persone sono morte e stanno morendo per fame e malattie dopo che Israele ha imposto un assedio totale sul territorio.
La sospensione dei principali finanziatori (gli Stati Uniti costituiscono 1/3 dei fondi) avrà conseguenze devastanti sui 2 milioni di palestinesi che l’Unrwa assiste ogni giorno. È una catastrofe nella catastrofe che ha delle precise responsabilità, compresa l’Italia.
Arci e Arcs chiedono al Governo italiano di rivedere immediatamente la sua decisione, rispettando così come è doveroso e obbligatorio per tutti gli stati membri una sentenza della Corte dell’Onu.