ARCI: preoccupante e negativo il DL per la gestione dei flussi di Piantedosi. Chiediamo di non convertirlo in legge

ROMA 16 DICEMBRE 2023 – “Come Arci esprimiamo un parere nettamente negativo sul DL per la gestione dei flussi migratori messo a punto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e chiediamo al Parlamento di non convertirlo in legge”. Così Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci.

“L’unico obiettivo concreto – prosegue Miraglia – oltre alla criminalizzazione del salvataggio in mare, e quindi delle ONG che lo fanno al posto degli Stati, è quello di allontanare navi ONG dal Mediterraneo centrale per limitarne l’operatività”.

“Secondo i dati forniti dal Viminale – aggiunge Miraglia – nel 2022 le persone salvate dalle ONG corrispondono a circa il 14% di quelle approdate sulle nostre coste, poco più di 14 mila persone. Allontanando le navi delle ONG dal tratto di mediterraneo che registra più morti per naufragi di tutto il pianeta si produrranno alcune migliaia di morti in più: non possiamo accettare che si scriva una legge il cui unico risultato saranno più morti”.

“I dati, più volte pubblicati nel corso degli anni, mostrano – sottolinea Miraglia – come non ci sia alcun legame tra la presenza delle navi delle ONG e le partenze. Dall’insediamento del governo Meloni ad oggi, le persone salvate dalle ONG in percentuale a quelle arrivate in Italia sono solo il 7%, nello stesso periodo dell’anno scorso erano il 22%. Ossia le ONG hanno salvato in % meno persone quest’anno. Eppure se si guardano i dati sugli arrivi dello stesso periodo siamo passati da 16 mila circa a 32 mila, con un aumento di più del 90%. Come si intuisce non c’è alcun legame tra presenza delle ONG e sbarchi. È noto che i fattori che determinano le partenze sono in prevalenza le condizioni del mare e la volontà dei trafficanti, non certo la presenza di ONG. Chi mette in mare le persone che intendono attraversare il mediterraneo non ha certo a cuore il loro benessere”.

“Sappiamo però che se le persone rimangono in Libia, perché non riescono a partire, o perché vengono catturate dalla guardia costiera che le riporta nei lager libici, rischiano di morire e spesso muoiono. Non è davvero comprensibile la ragione per la quale se muoiono in Libia, dentro i centri da noi finanziati, è meglio. Ricordiamo che in Libia vengono commessi crimini contro l’umanità nei confronti dei migranti. Lo ha detto esplicitamente di recente il procuratore della Corte Penale Internazionale dell’Aja, Karim Khan. Le persone continueranno a partire comunque, con o senza le navi delle ONG, perché qualunque essere umano nelle condizioni nelle quali vivono i migranti in Libia, farebbe qualsiasi cosa per scappare, anche rischiando di morire in mare pur di non morire torturato in Libia. Va altresì sottolineato che la cosiddetta guardia costiera libica nel 2022 ha riportato in Libia circa 23 mila persone scappate dagli aguzzini libici. 23 mila persone che non hanno potuto mettersi in salvo e che, anche per nostra responsabilità, saranno finite di nuovo in posti dove, lo ribadiamo, vengono commessi crimini contro l’umanità”.

“Ci sono inoltre da evidenziare due dati importanti per il dibattito parlamentare su questo decreto legge. Il primo – afferma Miraglia – è che in Italia negli anni scorsi sono state ospitate anche più di 190 mila persone e al momento siamo ben lontani da quei numeri. Il sistema d’accoglienza è in difficoltà, e noi che gestiamo accoglienza da sempre lo sappiamo bene, per responsabilità del Viminale. Infatti si continuano a non programmare gli interventi, nonostante la legge obblighi il governo a farlo. Senza programmazione il sistema sarà sempre in emergenza”.

“Il secondo dato da evidenziare – conclude Miraglia – è che in tutti questi anni il dibattito pubblico è stato sempre distorto da quella che possiamo chiamare una falsa evidenza, cioè una bugia pubblica che non necessita di dimostrazione e che anzi viene usata a dispetto dei dati reali: l’Italia è stata negli ultimi 10 anni e continua a essere uno dei Paesi che si fa carico di un numero di richiedenti asilo inferiore alla media europea e non siamo neanche lontanamente tra i Paesi che fanno di più in relazione all’accoglienza”.

(Foto: Sara Prestianni)