‘Dolcissime’ / La recensione

Film importante di amicizia e accettazione

«Chiattone», «balene», così le chiamano a scuola ma loro sono Chiara, Letizia e Mariagrazia detta Mary, tre amiche bullizzate per il proprio aspetto. Presentato al Giffoni Festival, uscito in sala il 1 agosto, il film Dolcissime è un film delicato e divertente, tratta temi importanti, dal cyberbullismo all’accettazione del proprio corpo. Il tentativo del regista Francesco Ghiaccio è coraggioso, perché si inserisce su una strada già tracciata.

Non è il primo film che utilizza il nuoto sincronizzato come riscatto. Nel 2007 la regista francese Céline Sciamma debuttò con Naissance del pieuvres (titolo internazionale Water Lilies): la storia di una quindicenne che si innamora di una coetanea ‘sincronette’.

Una disciplina sportiva simbolica per chi si trova ad affrontare le difficoltà, la stessa Christine Lagarde, che la praticò nella nazionale francese, dice: «Mi ha insegnato a stringere i denti e a sorridere». Poi c’è stato l’acclamatissimo, e amato dal pubblico non solo francese, 7 uomini a mollo, questa volta sono uomini con la pancetta, tengono lontane le malinconie in vasca. Per citarne solo due, ma ce ne sono altri.

Le tre ragazze di Dolcissime si danno al nuoto sincronizzato per doppia ripicca verso una madre allenatrice e verso la campionessa della squadra che le ha umiliate con un video a bordo vasca. Protagoniste quattro giovanissime alla loro prima esperienza, Giulia Barbuto Costa Da Cruz, Alice Manfredi, Margherita De Francisco e Giulia Fiorellino.

L’inesperienza indebolisce la sceneggiatura, ma il messaggio è forte e arriva chiaro: la sfida più grande è accettarsi.