
ROMA, 02 LUGLIO 2025 – Le recenti vicende legate alle assegnazioni dei finanziamenti del FNSV, Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo, da parte del Ministero della Cultura aprono uno scenario inquietante rispetto alla concezione stessa del finanziamento pubblico per la cultura.
Dopo le dimissioni dei tre Commissari designati dalla Conferenza Stato-Regioni, le attribuzioni dei punteggi alle realtà teatrali evidenziano chiaramente un disegno complessivo del governo che intende de-finanziare chi in questi anni è stato artefice di percorsi di innovazione e ricerca, a favore delle realtà di taglio “commerciale”.
La missione pubblica del teatro e della cultura dovrebbe sostenere la capacità e il coraggio di rischiare artisticamente, la promozione di ricerche che possano aprire nuove frontiere dei linguaggi, nuove domande, oltre a porsi come obiettivo quello di costruire processi che possano aumentare la partecipazione culturale e operare nell’ottica della coesione sociale.
Questi risultati, invece, premiano la competitività in termini economici, secondo un modello che privilegia sempre più il modello imprenditoriale rapace che mira a smontare il finanziamento pubblico come supporto fondamentale per implementare il ruolo dello Stato nel sostegno alla partecipazione culturale, alla crescita delle istituzioni e delle realtà culturali.
Siamo di fronte all’ennesimo attacco alla libertà di espressione culturale da parte di questo Governo: dopo l’attacco sistematico all’Audiovisivo, che peraltro colpisce duramente anche l’associazionismo di cultura cinematografica, ovvero quello spazio di socialità e di proposta alternativa al sistema mainstream, viene iniziato uno smantellamento di una rete di realtà che in termini di ricerca artistica ha prodotto alcuni dei maggiori avanzamenti sul piano internazionale.
La cultura finanziata dal Governo è quella mainstream, il resto si arrangi e si adegui: questo sembra voler dire la strategia del Ministro Giuli, esplicitando l’esigenza di coltivare e rafforzare bacini di consenso smantellando chi della cultura non fa propaganda, ma pratica di libertà e pensiero critico.
Per questo Arci parteciperà a livello nazionale e locale alle mobilitazioni e alle assemblee pubbliche che in queste ore si stanno organizzando, per sostenere le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e le realtà diffuse colpite da questi provvedimenti.