
ROMA, 30 SETTEMBRE 2025 – L’Arci chiede al Governo italiano di adempiere al proprio dovere di protezione e di garantire la sicurezza delle persone a bordo della Global Sumud Flotilla fino al raggiungimento delle acque territoriali palestinesi. È necessario che sia esplicitato con chiarezza a Israele che eventuali azioni contro la Flotilla non possono tradursi in nessun caso nell’uso della forza militare: la vita e l’integrità fisica degli equipaggi civili devono essere tutelate senza eccezioni.
Per questo chiediamo che la Nave Alpino non si limiti a scortare la Flotilla fino al limite illegittimo delle 150 miglia nautiche ma che la accompagni lungo tutta la navigazione in acque internazionali, fino a un eventuale punto di intercettazione, garantendo protezione e la possibilità di proteggere gli equipaggi in caso di azioni sconsiderate da parte di Israele, come già avvenuto con l’uso della forza militare e di droni contro missioni civili.
L’Arci ribadisce che la pretesa di Israele di estendere il proprio controllo militare oltre le 150 miglia nautiche dalla costa non ha alcun fondamento giuridico e non può essere riconosciuta. Ogni eventuale intercettazione della Flotilla in acque internazionali costituirebbe quindi un atto illegale, contrario alle convenzioni e ai principi fondamentali del diritto del mare.
L’Arci esprime la massima preoccupazione per il clima di crescente tensione intorno alla Global Sumud Flotilla, a cui partecipa con la barca Karma, impegnata in una missione civile, pacifica e non violenta per consegnare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.
È inaccettabile il tentativo di ribaltare le responsabilità su una iniziativa che opera nel pieno rispetto del diritto internazionale, mentre è lo Stato di Israele a muoversi nella totale illegalità, arrivando a compiere atti di pirateria internazionale e a perpetuare un genocidio nella più completa impunità.
La barca Karma rivendica con fermezza il diritto di svolgere la propria azione civile e pacifica, nel solco del diritto internazionale, con modalità non violente, mantenendo come priorità la sicurezza dell’equipaggio e perseguendo l’obiettivo di consegnare aiuti e aprire un corridoio umanitario permanente, rompendo l’illegalità del blocco imposto da Israele.
La Global Sumud Flotilla naviga nel solco del diritto internazionale. Criminalizzare questa missione significa attaccare non solo la solidarietà internazionale, ma anche i principi fondamentali della legalità e della difesa dei diritti umani.