I leader europeei sono pazzi.

Ieri il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha scritto nero su bianco che l’Unione Europea “deve passare alla modalità economia di guerra”.
“Bisogna fermare la Russia, altrimenti saremo i prossimi”, ha proseguito Michel.
Quelle di Michel sono la fotocopia delle dichiarazioni recenti del Segretario Generale della Nato Stoltenberg, della Presidente della Commissione Europea e di molti altri leader europei.
E non sono solo parole: l’Unione Europea sta trovando miliardi aggiuntivi per gli aiuti militari a Kiev, impegna gli Stati Membri ad aumentare le spese militari e vara un vasto programma di riarmo congiunto europeo.
Nel frattempo Macron propone di inviare soldati Nato al fronte, la Polonia costruisce bunker, e in diversi paesi si torna a parlare di leva obbligatoria.
Ci stanno portando davvero a combattere.
Sono passati più di due anni dall’invasione russa dell’Ucraina. La situazione sul campo dimostra chiaramente che una vittoria militare è possibile solo allargando la guerra, e rendendola globale.
E nessuno, nella leadership europea, dice la sola cosa giusta: che l’unica soluzione possibile è il negoziato, per risolvere il conflitto sulla base del diritto internazionale. Come sarebbe stato obbligatorio proporre sin dal primo giorno.
Alla guerra non si risponde con la guerra: alla guerra si risponde con la politica.
È l’unico modo per non essere sconfitti.
L’isteria guerrafondaia dei leader europei va fermata.
Non agite in nostro nome. E non ci arruolerete mai.
#CessateilFuoco. Negoziato per una #pacegiusta. Rispetto del diritto internazionale.
In Ucraina. A Gaza. In tutto il mondo.