Spettacolo: il decreto sull’indennità di discontinuità è inutile e dannoso. Va ritirato

Il decreto riguardante l’indennità di discontinuità approvato dal Consiglio dei Ministri è un provvedimento inutile e dannoso e per questo va ritirato.

Il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità nonché l’introduzione di un’indennità di discontinuità in favore dei lavoratori dello spettacolo è una mancia non richiesta, una misura che non risolve i problemi del settore ed è oltretutto rivolta ad una piccola platea di lavoratori discontinui dello spettacolo, passando da più di 300 mila persone a poco più di 20 mila.

Il decreto inoltre, al contrario di quanto affermato dal ministro Sangiuliano, tradisce tutte le premesse concordate in Legge Delega e tutte le richieste avanzate nell’ultimo anno, trasformando nel peggiore dei modi una misura strutturale che finalmente avrebbe reso i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e del settore creativo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibili e necessarie anche in termini contributivi.

“Il mondo delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo – afferma Marco Trulli, responsabile Cultura e Giovani di Arci nazionale – chiedevano una misura universale di reddito, non l’ennesimo bonus di cui peraltro beneficeranno in pochi e che non risolve alcun problema. Le proposte e le criticità emerse nelle audizioni in Commissione Cultura  dei lavoratori dello spettacolo non sono state ascoltate minimamente e come Arci sosterremo la mobilitazione in corso in tutta Italia”.

“Questo Governo – conclude Trulli – vuole esportare il prodotto culturale italiano, ma non si pone il problema delle condizioni lavorative degli artefici della cultura: gli artisti e tutta la filiera dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo dal vivo”.