Intervista a Husam Hamdouna, direttore del REC di Gaza

«Un ragazzo che aveva pensato di togliersi la vita ha trovato la forza di andare avanti, di cercare un lavoro e aiutare i suoi familiari, di sostenere altri ragazzi che, come lui, vivono il loro quotidiano come ‘prigionieri’ a Gaza. E c’è riuscito grazie all’esperienza del nostro campo estivo all’estero, in cui ha avuto occasione di confrontarsi con culture e realtà diverse, di scoprire il mondo fuori Gaza, di parlare dei propri problemi e scoprire punti di vista di ragazzi anche di società lontane dalla sua». È un episodio forse estremo ma significativo, quello che racconta Husam Hamdouna, direttore del REC (Remedial Education Center) di Gaza, in visita in Italia in questi giorni, dove ha incontrato la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci e  una rappresentanza della società civile italiana interessata a un approfondimento di notizie su quanto accade nella striscia di Gaza.

Il REC è un’organizzazione educativa che lavora per i diritti dei bambini e degli adulti intorno a loro, come insegnanti e familiari, occupandosi in particolare di coloro che hanno vissuto traumi successivi alla guerra, che hanno difficoltà di apprendimento o che vivono situazioni familiari ed economiche disagiate.

Nata nel 1993 con la collaborazione del Dipartimento dei servizi sociali e educativi delle Nazioni Unite, il REC considera il lavoro educativo l’ombrello sotto cui si sviluppano numerose proposte, che spaziano dall’educazione ai servizi sociali, ai servizi psicologici, legali, economici. Mettendo insieme tutti questi elementi e mantenendo un approccio in relazione con il sistema culturale, il REC applica diversi programmi formativi, in una struttura che coinvolge 250 bambine e bambini tra i 4 e i 15 anni.

«Obiettivo dell’asilo è quello di preparare bambini per entrare alle scuole elementari – spiega Hamdouna – mentre l’obiettivo del REC è più ampio, perché punta a formare studenti che siano anche preparati ad affrontare il loro futuro di vita in un contesto estremamente difficile. Per questo per noi è estremamente importante la parte del ‘Remedial’: dare un rimedio, preparare non solo studenti ma ragazzi che hanno poche possibilità di apprendimento, che vivono in un contesto di vita complicato».

Sono numerosi i programmi realizzati dal REC: c’è quello educativo speciale rivolto a studenti con ritardi o malattie mentali, quello di educazione a un corretto stile di vita e di salute, quello che punta a sviluppare l’abilità personale dei bambini; ci sono programmi di supporto alle famiglie, per proteggerle da un punto di vista economico e psicologico, quelli di formazione per adulti a livello educativo-sociale (che preparano i familiari e gli insegnanti ad approcciarsi a bambini traumatizzati); infine c’è un programma di ricerca.

Dal 2003 il REC collabora con Arci e realizza progetti con Arcs in ambito socio-educativo: Arci Toscana supporta da anni, con attività di raccolta fondi, l’acquisto di libri, quaderni, vestiti, tutto ciò che possa coprire il normale fabbisogno di bambini che vivono in un contesto socioeconomico e familiare disagiato; con Arcs ha realizzato un progetto per un Bibliobus che fa promozione della lettura; a Grottaglie, in provincia di Taranto, ha strutturato uno dei campi estivi all’estero tra quelli che sono stati realizzati, da otto anni a questa parte, in Italia (a Palermo e Grottammare), in Cisgiordania, nei Territori occupati a Gerusalemme. Un’occasione, quella dei campi, che – come spiega Hadouma – consente loro di «aprire la mente e pensare al loro futuro, uscendo per un attimo dalla prigione mentale ma anche reale di Gaza».