La Cultura è la Cura – Laboratorio sulle interviste sociali

La Cultura è la Cura, il progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (avviso n.2/2020) e che vede Arci Nazionale come capofila, ha preso il via anche a Bolzano.

Se è vero che il primo laboratorio sulla storia del quartiere ha dotato i ragazzi di strumenti e nozioni storiche sull’evoluzione urbanistica della città, è altrettanto vero che sono stati incuriositi dallo stile di vita degli abitanti del rione fra gli anni ‘50 e ‘80.

Così, per avvicinare le nuove alle vecchie generazioni, il secondo laboratorio si proponeva di offrire ai giovani una cassetta degli attrezzi per indagare nella storia e nella vita delle persone che popolavano le casette delle Semirurali e le case popolari del quartiere. Per colmare la distanza temporale, la scelta è ricaduta sul dialogo. Un dialogo che in questo caso si fa intergenerazionale, permettendo ai ragazzi di entrare in contatto con le persone che hanno vissuto nel quartiere Resia – Don Bosco e di esplorare, attraverso il loro racconto, la memoria storica di questa zona.

Per farlo, abbiamo steso insieme ai giovani un canovaccio di intervista, seguendo le linee guida delle interviste qualitative socialiL’indagine sociale, analizzata nei suoi aspetti più teorici, si è concretizzata poi nella selezione delle domande da sottoporre agli abitanti storici del quartiere.

Dopo aver sottoposto ai ragazzi l’idea e condiviso con loro i nostri ragionamenti sul valore dell’oggetto come evocatore di memorie e portatore di storie, abbiamo cercato insieme di capire quale fosse il modo più efficace di entrarci in contatto.

A partire dalla richiesta di portare con sé un oggetto, sono stati proprio gli abitanti storici a narrarci delle Semirurali e riportarci indietro nel tempo. La domanda che apre le interviste è proprio legata alla storia dell’oggetto: da lì i ragazzi hanno poi costruito una traccia che permettesse di riportare alla memoria quella che è stata la vita, tra ricordi, aneddoti e luoghi del cuore.

È stato il ricordo dell’oggetto a guidare l’intervista, a riavvolgere il nastro verso il passato e riportare poi uno sguardo verso il futuro, in uno scambio di storie e racconti, in un viaggio nello spazio e nel tempo.