«Qui ebreo» a Mondovì, «Calpesta l’ebreo» a Pomezia, la distribuzione da parte della Regione Piemonte del fumetto – molto controverso – dal titolo Foiba rossa, sono solo gli ultimi casi di un brutto clima nel nostro Paese. Ci sono ferite che risalgono a parecchi anni fa, ma sul cui terreno c’è una parte politica che intende riscuotere consenso in modo spregiudicato e fregandosene degli effetti. Così come scrive Colin Crouch nel suo ultimo libro Combattere la postdemocrazia: «i movimenti neofascisti stanno diventando i principali interpreti non solo della paura e dell’odio nei confronti degli stranieri, ma anche di un più generale conservatorismo sociale, pessimista e nostalgico». Dove tutte le ansie e la rabbia vengono canalizzate verso molti ‘nemici’: i migranti, in senso letterale, ma all’occorrenza diventano le istituzioni internazionali, l’Europa in senso astratto, tutte entità che limitano l’idea sovranista.
Purtroppo questa forza nichilista l’abbiamo sottovalutata.
Gli imbrattatori delle scuole di Pomezia, di Torino non sono goliardate. Sono comunque gli effetti del contagio di un clima pericoloso.
Il timore che in Italia, più di altri Paesi, cresce una porzione di concittadini affascinata dalle rivendicazioni di una minoranza che ora trova protagonismo. E che molti si stiano abituando a osservare messaggi un tempo indicibili. E i più giovani rischiano di farci l’abitudine e alcuni di subirne la fascinazione.
L’escalation di svastiche e stelle di Davide intimidatorie è il segnale di un’estrema destra consapevole per la prima volta di poter attingere a un substrato di antisemitismo e violenza inconsapevole diffuso tra i ragazzini. Per i quali la Shoah è così lontana, tanto da ignorarne la realtà o peggio confinarla nelle pagine astratte dei libri scolastici.
L’antidoto dovrebbe essere lo studio della storia.