In tempi di imbarbarimento dello spazio pubblico, di banalizzazione mediatica, di demagogia politica, potrebbe sembrare ingenuo o anacronistico raccontare di organizzazioni, cittadine e cittadini che studiano e approfondiscono notizie e ragionamenti per rendere serio il proprio impegno politico e più efficaci le proprie argomentazioni. Così, a dispetto di chi misura la vitalità di associazioni e movimenti dal numero di manifestazioni convocate, hanno trascorso gli ultimi anni molte organizzazioni della società civile che si occupano di politiche globali e diritti umani, conflitti e disarmo, crisi climatica e migrazioni, giustizia sociale, diritti e democrazia. Così abbiamo pensato di proporre un approfondimento alle tante questioni che la PerugiAssisi di quest’anno ha assunto – un po’ come se fosse il titano Atlante che si è caricato sulle spalle le cose del mondo che non ci piacciono – organizzando nei due giorni precedenti la Marcia un Forum multitematico a Perugia.
La mattina di venerdì 5 ottobre sarà dedicata a una conferenza di apertura – Per un’Europa politica, solidale, impegnata per la pace, per il rispetto dei diritti umani, per l’integrazione e per il lavoro dignitoso – che costituirà di fatto il catalogo delle questioni in capo alla PerugiAssisi18.
Il primo slot successivo sarà dedicato alla campagna Welcoming Europe, che ha l’obiettivo di raccogliere un milione di firme in 12 mesi in almeno 7 paesi membri. È un’iniziativa dei cittadini europei (ICE), importante strumento di democrazia partecipativa all’interno dell’UE con cui si invita la Commissione a presentare un atto legislativo in materie di competenza comunitaria. Con questa campagna vogliamo dire che salvare vite non è reato e decriminalizzare la solidarietà: in ben 12 paesi dell’UE distribuire alimenti e bevande, dare un passaggio, comprare un biglietto o ospitare un migrante sono comportamenti per cui è possibile ricevere una multa o addirittura essere arrestati. Punire questi comportamenti significa punire l’aiuto umanitario e riconoscere il reato di solidarietà. Vogliamo essere liberi di accogliere i rifugiati e creare passaggi sicuri: dal 1990 a oggi sono morti più di 34mila migranti nel tentativo di raggiungere via mare l’Europa. L’apertura di vie d’accesso legali e sicure verso paesi disposti ad accogliere rappresenta spesso la sola opportunità di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Vogliamo affermare che i diritti umani sono inviolabili e proteggere le vittime di abusi: molti migranti sono vittime di sfruttamento lavorativo, abusi o violazioni dei diritti umani, in particolare alle frontiere, ma trovano grandi difficoltà nell’accesso alla giustizia. Eppure tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione, devono essere tutelate.
Il rispetto della legge che regola il commercio delle armi e l’infrazione che palesemente viene commessa nel caso della vendita all’Arabia Saudita di armi prodotte nella fabbrica di Domusnovas sarà l’argomento di una discussione che prende l’avvio in Sardegna ma che è diventata subito una questione nazionale e internazionale. Nel conflitto in Yemen sono ormai molte le prove che attribuiscono massacri di civili all’uso delle bombe made in Italy e l’idea di una riconversione della RWM è sempre più pressante per non far pagare il prezzo più alto né ai bambini yemeniti, né ai lavoratori sardi dell’iglesiente.
Proseguiremo con un’altra campagna, ItaliaRipensaci, ideata per rispondere agli appelli dei Sindaci di Hiroshima e Nagasaki e alle preghiere degli Hibakusha, i sopravvissuti dei bombardamenti sulle due città giapponesi: si è chiesto agli EE. LL., associazioni e cittadini di firmare simbolicamente il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Tale accordo è stato infatti boicottato dalle potenze nucleari (USA, Russia, UK, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele, Nord Corea) e dai loro partner, tra cui l’Italia che si è rifiutata di prendere parte ai negoziati, di firmare e ratificare il Trattato. L’Italia non produce armi nucleari, ma ospita nel suo territorio più armi nucleari rispetto a qualsiasi paese europeo. La Nato ha ufficialmente motivato il proprio no al testo dell’accordo con la necessità di sicurezza globale. Dal nostro punto di vista si tratta della sopravvivenza del pianeta e dell’umanità.
Aldo Capitini, ideatore della Marcia Perugia-Assisi, è stato il precursore del 1968 nonviolento, avendone anticipato tutti i temi (antiautoritarismo, potere di tutti, movimento degli studenti, riforma della scuola). A 50 anni da quell’anno spartiacque, cosa resta del pensiero capitiniano, così attuale e così inattuale? L’occasione per parlarne sarà data dalla presentazione di un numero monografico della rivista Azione Nonviolenta.
I diritti umani e chi li difende saranno al centro di un altro seminario: nelle situazioni più estreme e di maggior rischio uno degli strumenti di protezione per i difensori dei diritti umani è la temporary relocation, la ricollocazione temporanea. Si tratta di una soluzione da considerarsi come extrema ratio e non sostitutiva degli impegni dei governi per la protezione di difensori in loco, come previsto dalle linee guida dell’UE. In alcuni casi, tuttavia, la temporary relocation in un Paese terzo è l’unica via disponibile per riuscire a salvare le loro vite e quelle dei familiari. Per questo sono nate reti e piattaforme che coinvolgono e mettono in contatto tra loro organizzazioni, associazioni, ministeri, ambasciate e governi locali. Uno degli obiettivi condivisi è quello di offrire le condizioni e le procedure adeguate per un’eventuale temporary location dei difensori.
Finalmente è partita in Italia – nell’ambito del Servizio Civile Nazionale – la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace (CCP) una novità quasi assoluta nel panorama europeo e mondiale. Ne parleremo all’interno di un altro seminario perché rappresenta un passo importante che pone le basi per la realizzazione di una più ampia e strutturata difesa civile, non armata e nonviolenta in situazioni di conflitto e di emergenze ambientali, coniugando il combinato disposto degli artt. 11 e 52 del dettato costituzionale. Lo stesso art. 11 sarà l’oggetto di un approfondimento che sarà svolto all’interno del Forum.
Non potremmo esaurire le tematiche se non parlassimo delle lotte nonviolente dei popoli che ancora ricercano libertà e indipendenza. La vicenda Palestino-Israeliana è da tutti indicata come la madre di tutte le questioni che oggi affliggono l’area mediorientale e mediterranea e a questa dedicheremo il giusto spazio, insieme con i curdi, ultimo baluardo contro Daesh in molte parti del triangolo turco-siriano-iracheno. Non vogliamo però dimenticarci dell’ultima colonia del terzo millennio, il sahara occidentale che da oltre 40 anni cerca una propria indipendenza con gli strumenti della diplomazia e del diritto internazionale. Sarà questo lo spazio in cui raccoglieremo – dal punto di vista delle vittime – importanti testimonianze dalla Siria e dall’Iraq, epicentro odierno di conflitti che da decenni colpiscono duro le popolazioni di quei luoghi e condizionano la geopolitica mondiale. Il seminario dell’Arci Abbiamo un progetto politico, lo chiamiamo Pace chiuderà il Forum perugino nel pomeriggio di sabato 6.
Sarà l’occasione di mettere in luce le connessioni tra tutti questi ambiti che spesso sono trattati separatamente e che invece hanno delle connessioni profonde, sia dal punto di vista topologico che rispetto ai rapporti di causa-effetto. Affronteremo l’esplorazione di questi interstizi mettendo a confronto le opinioni di importanti rappresentanti del mondo della cultura, delle arti, dell’università, del giornalismo, tentando un approccio originale e che possa darci nuove chiavi di lettura da utilizzare nel futuro.